Il cervello di Kappa inserito in un contesto ambientale completamente diverso, caratterizzato dal succedersi delle stagioni, e sottoposto all’alternanza dei due cervelli, uno capace di elaborare solo processi logico razionali, l’altro, secondo lui disturbato dall’ingerenza delle emozioni, stava adattandosi a questa realtà nuova attraverso l’elaborazione di nuovi circuiti e nuove connessioni cerebrali che stavano assumendo anche una valenza emotiva.Si stava sviluppando un essere nuovo: un ibrido dai contorni ancora poco definiti, una creatura dalle caratteristiche inquietanti e imprevedibili. Il nostro Kappa, anche quando, nella solitudine della sua casa, ridiventava un uranoide conservava traccia nella memoria delle emozioni che aveva provato. Anche il suo corpo ricordava: il profumo del fieno appena tagliato gli rimescolava il sangue perché lo collegava immediatamente a Dorina e non trovarsela accanto scatenava in lui una sensazione di disagio, di malinconia. A poco serviva ripetersi che l’avrebbe vista il giorno successivo, Dorina era diventata per lui un pensiero, se non fisso, decisamente ricorrente.
Da Urano gli avevano comunicato una notizia certamente non rassicurante. Sulla Terra qualcuno lo seguiva, lo stavano pedinando. L’ordine era quello di fare attenzione, la massima attenzione, perché il minuscolo mezzo spaziale con il quale aveva raggiunto la Terra avevano dovuto, essendo stato individuato, disintegrarlo. Sarebbe stato troppo pericoloso farlo cadere nelle mani degli umani, data la sua complessa tecnologia d’avanguardia.
Kappa attivò il suo rilevatore personale, molto meno potente di quelli in uso sul pianeta da cui proveniva e il suo schermo che gli rimandava quell’immagine vuota gli diede una spiacevole sensazione – ormai gli succedeva con sempre maggior frequenza – di solitudine e abbandono.
Accese la televisione per uniformarsi alle abitudini degli umani, onde evitare sospetti, e si sintonizzò su un programma che trasmetteva una partita di calcio. Trovava questo sport molto divertente, chiedendosi perché Dorina non lo sopportasse. Si scolò una birra e si allungò sul divano. Esplose quasi subito in un urlo di gioia, il suo calciatore preferito aveva segnato e Kappa 22... per l'esattezza (questa sua caratteristica se la portava scritta nel Dna e nel nome) agggiornò il conto dei gol. La notte estiva, sovrastando il frinire di grilli e cicale, ronzava di televisori accesi. (continua)