Quanto alle recenti polemiche con Confindustria, Sergio Marchionne ha precisato: "Non c'è alcuna ostilità, nonostante alcune battute fatte di recente. Dobbiamo salvaguardare l'industria Fiat e assicurare che il piano industriale, incluse le norme contrattate con la maggioranza dei lavoratori, venga rispettato. Non posso - ha aggiunto - difendere ogni volta le scelte fatte con il consenso della maggioranza dei lavoratori. Non posso accettare che l'appartenenza a Confindustria indebolisca la Fiat. Capisco le ragioni storiche, ma la Fiat viene prima di tutto".
E finalmente un Padrone a tutto tondo: senza sbavature, senza ambiguità. Uno che si alza al primo trillo degli uccelli, non si mette nemmeno la cravatta, s'infila un maglione, un'aggiustatina ai capelli con la mano e via... in fabbrica a lavorare: se possibile tra due ali di lavoratori plaudenti. Roba da far arrossire il ragioniere più noto d'Italia, quel Fantozzi che volentieri Le cediamo perché, per le ragioni storiche che Lei ben conosce, da noi chi plaude al padrone che lo vessa è almeno - e ancora - una burletta.
Buon lavoro, dottor Marchionne.
sabato 4 giugno 2011
Gregor(a) Samsa
Il sole filtrava attraverso le imposte e guardingo sfiorava gli oggetti, illuminandoli uno a uno. "Oh Cristo, non aveva sentito la sveglia?" Cercò con lo sguardo l'orologio: era al solito posto e segnava le sei del mattino. Sospirò di sollievo e si rannicchiò sotto le coperte seguendo con gli occhi la danza muta dei raggi di sole che indoravano la stanza sottraendola all'oscurità della notte.
Ci sono persone che non amano il momento del risveglio, ma lei non apparteneva alla categoria: lei era sempre, o spesso, carica ... di progetti, cose da fare, curiosità da soddisfare anche in quella vita troppo indaffarata, troppo faticosa, ma piena, comunque, di soddisfazioni.
Ci sono persone che non amano il momento del risveglio, ma lei non apparteneva alla categoria: lei era sempre, o spesso, carica ... di progetti, cose da fare, curiosità da soddisfare anche in quella vita troppo indaffarata, troppo faticosa, ma piena, comunque, di soddisfazioni.
Milano, sotto le sue finestre, riprendeva la corsa esalando profumo di brioche appena sfornate e giornali freschi di stampa... Si alzò, puntandosi sui gomiti, vogliosa di brioche, ultime notizie e folla alla quale mescolarsi destreggiandosi sui tacchi alti dei sandali nuovi, le gambe lunghe e scattanti che lo spacco della gonna avrebbe lasciato intravedere.
Ricadde sul letto. Pesantemente.
Riprovò stupita.
Un sacco di patate: vuoto!
Il suo corpo si afflosciò, come una vela su un mare senza vento.
Rise ... e ritentò.
Un burattino senza burattinaio? O senza fili?
Si dette una sbirciata alle braccia, alle mani... Disarticolata, come un pollo disossato.
Rise di nuovo, una risata stridula, preludio a un singhiozzo.
"Mamma? Tutto bene? Perché non ti alzi?" La voce del figlio fugò il dubbio, la speranza che si trattasse di un sogno, di un incubo.
"Arrivo, stai tranquillo!"
Arrivo dove? - pensò, cercando di scendere dal letto. Planò sul pavimento, come un uccello centrato in pieno dal colpo di fucile di un cacciatore. Il sangue dal labbro spaccato le impiastricciò il mento, le riempì la bocca...
Cercò di strisciare sul pavimento: come un serpente, come un verme.
Come Gregor Samsa, come lui vergognosa e atterrita.
Come lui condannata per una colpa ignota, da un tribunale sconosciuto, al buio che circonda il mistero.
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