Girano queste ragazzine tutte eguali, caracollanti su tacchi a stiletto altissimi, fasciate in pantaloni aderenti e minigonne inguinali.
Tutte abbronzate, tutte con la bocca imbronciata a scrutare gli uomini che sbavano loro addosso sfidando gli sguardi obliqui delle compagne, per verificare la loro avvenenza. Intorno come uno sciame d'api sul miele, un vortichio di parrucchieri, creatori d'immagini, visagisti,personaggi meno noti della televisione e, a dare lustro, qualcuno tra quelli che contano. Onnipresenti le mamme delle miss. Lo spettacolo si ripete ogni anno, a Salsomaggiore, e ogni anno si elegge la più bella del reame. Una soltanto ce la fa, le altre rientreranno sconfitte. Deluse, umiliate tenteranno di farsi presentare qualcuno che conta, sfoderando sorrisi, se non altro, in cambio di consigli, appoggi e promesse non mantenute.
Quante di loro approderanno alle stanze del potere, ma soltanto per il diletto dei potenti?
Ci sarà qualcuna che, tornata a casa, getterà la coroncina di cartone, simbolo di un sogno di cartapesta, nel pattume?
Ogni anno le guardo con stupore, le osservo puntare soltanto sulla loro bellezza, esibendosi come quarti di bue nella vetrina di un macellaio. Le guardo incredula e penso alla fatica del
diventare autonome, all'orgoglio per la conquista di una sofferta indipendenza, alla sfida delle contraddizioni che la femminilità sottintende, alle lotte sindacali, al rifiuto della pacca sul culo del superiore, alla ricchezza dell'essere donna...
E' proprio vero che "On n'est jamais trahì que par le siens".