La notte era buia, senza stelle, cupa. Lei avanzava lungo il sentiero quasi a tentoni, inciampando a tratti sulle radici d'albero affioranti dal terreno, la mantella che le svolazzava intorno, gonfionadosi di vento e impigliandosi sui rami degli alberi che intravedeva quando emegevano spettrali dall'oscurità.
Andava, senza fermarsi, passo dopo passo, quasi un istinto la guidasse. Ma dove? Sapeva di dover andare, sperava che il suo istinto la guidasse. Ogni tanto alzava gli occhi a fissare il cielo che, senza soluzione di continuità, si fondeva con l'oscurità della terra, avvolgendola in uno scrigno di velluto.
"Ci sarà un lampione a un incrocio, una finestra orlata di luce, una stella sfuggita alla gabbia delle nuvole... " pensava mentre i suoi piedi calpestavano la terra spaccata dal gelo e lei andava, andava. "Da quanto tempo? Che ora poteva essere? Non portava orologi, non li aveva mai sopportati. Il tempo lo teneva a distanza, come un amante sgradito non lo degnava di un'occhiata: aveva già invaso la sua vita portandogliela via a pezzi, a morsi, a bocconi sempre più grossi... "
Un lampo azzurro infranse l'oscurità. Una voce, sgradevole, lo accompagnava. Qualcuno la chiamava. "Angela, Angela... buongiorno!" E questa chi è? Affondò in due tette mastodontiche, profumate di "Stira e ammira", boccheggiando; sentì un dolore acuto al braccio e, mentre rispondeva educatamenteva "Sì?", la voce di poco fa chiese "Come andiamo?". "Cosa te ne frega?" lei non riuscì a fare a meno di pensare ma rispose, sapendo di dover rispondere qualcosa, mugugnando quelle due parole "Non male... " e tenendo gli occhi chiusi, ostinatamente chiusi, perché non era questa la luce che cercava.
Qualcosa le scivolò in gola... Poi di nuovo buio e tra le labbra si ritrovò un fiocco di neve che, ghiacciata, si scioglieva al contatto della sua bocca. La dissetò, ma ci mancava solo la neve a rendere il suo cammino ancora più stentato e difficile.
Nell'aria un baluginio chiaro fece impallidire la notte.
Stava sorgendo l'alba.
Il mondo riacquistava contorni definiti: la sua risatina di sollievo cantò, come un ruscello al disgelo, la sua eco che si amplificava cozzando, rimbalzando di roccia in roccia, mentre il sole illuminava la valle che si spalancava davanti a lei, i casolari gettati a caso, come dadi su un tavolo da gioco. Un gallo cantò e qualcuno che camminava alle sue spalle, affrettò il passo.
(continua... )