Nella casa libri. Dappertutto. E silenzio, e la sensazione
di aver parlato a sufficienza. Ogni nuova parola sarebbe solamente una
ripetizione monotona e stantia. Repetita iuvant, ma sua nonna Angelina diceva
sempre che «Non c'è peggior sordo di chi
non vuol sentire»… E così, quasi senza rendersene conto ha smesso di parlare.
Pochi se ne sono accorti: la gente non ascolta, si ascolta.
E' tornata alla narrativa, a quel suo mondo fatto di
fantasia che le dà conforto. Ha ripreso in mano libri già letti provando nella
rilettura un piacere più intenso, fine a se stesso, quasi il tempo avesse placato
quella sua avidità di conoscenza, quel bisogno di ottenere risposte.
Anche alla solitudine si è abituata: alla comodità, all'assoluta
libertà che le concede. Ha ripristinato il letto a due piazze: è stato come
passare da una seggiola a un trono. Su quel letto mangia, legge, scrive, lavora
all'uncinetto e, naturalmente, dorme. Ma, come la sua gatta, alle ore più
disparate: con la testa sulla pagina di un libro che stava leggendo o tra
briciole di pane e appunti, senza essere interrotta o disturbata da nessuno,
svegliandosi alle prime ore del mattino per spiare, dopo essere uscita in tuta,
nella notte che sbiadisce, l'arrivo del giorno, seduta su un muretto, le colline
che prendono forma, i campi che il sole inonda. Lo fa soprattutto d'estate.
Panettiere e giornalaio per primi alzano la serranda e il
profumo dei croissant e dei giornali
appena sfornati invade la strada. Qualche cane, trascinandosi dietro arruffati
padroni dagli occhi gonfi di sonno, spisciotta sulle aiuole fiorite. Le prime
imposte si aprono, le prime macchine aggrediscono l'asfalto. Un pianto di bambino,
una radio che si accende, una donna alla finestra, la camicia da notte che le
incornicia le spalle. Affiorano ricordi…
L'estate furoreggia e… muore. Comincia a morire. Nella
calura si colgono presagi d'inverno, sapore di brume, di gelo.
Un'altra estate alle spalle, un inverno davanti. L'autunno,
ormai desaparecido a livello climatico, vive nel ricordo, come prospettiva è
incerto al pari di un miraggio nel deserto.
Non è tempo di mezze misure, non questo in cui
viviamo