Questa mattina, complice un attacco in forze di tarli ai miei vecchi mobili che ha reso necessario un intervento di disinfestazione, mi sono ritrovata a passare tra le mani piatti e bicchieri (quelli sopravvissuti) del servizio "buono", quello che si usa soltanto nelle occasioni speciali: il Natale, un matrimonio, la laurea di un figlio.
Guardo quei fiordalisi azzurri che si rincorrono sul bordo dei piatti pronti a ghermire rose selvatiche... Quanti anni sono passati da quel Natale, l'ultimo nel quale li usai, l'ultimo passato tutti insieme? Milano, ancora ricca e spendacciona, scintillava come una gemma, l'aria era elettrica, la gente si scambiava gli auguri, le commesse impacchettavano regali e allacciavano fiocchi. La "tredicesima" si spendeva in regali (anche), non si utilizzava per pagare l'Ici (attuale Imu), che ancora non esisteva. Mio marito e io eravamo due separati "civili", tanto civili da passare le feste con i "nostri" figli. C'era ancora mia madre. Io avevo un compagno con il quale litigavo ferocemente. "Non faccio parte della famiglia... " mi diceva, e se ne stava a casa sua, rifiutando il mio invito a partecipare al "cenone". I figli volevano il padre, mia madre diceva: "Bisogna pensare al bene dei ragazzi"... Al "bene mio" non ci pensava nessuno. Me ne rendevo conto? Certamente, altrimenti a cosa mi sarebbe servito passare le notti a leggere tutti quei libri di autrici femministe? Ma capire è condizione necessaria, non sufficiente, per cambiare... E io capivo, ma non cambiavo.
Cambiare è difficile, è una rivoluzione personale, non un minuetto. Si cambia soltanto quando il dolore legato a una certa situazione si fa intollerabile. Si cambia per non morire... e, a volte, si rinasce.
Ora, mia madre se n'è andata (come il compagno) lasciandomi orfana delle sue telefonate domenicali e di quell'affetto che dimostrava a modo suo, magari mettendomi una banana nella borsetta, quando ripartivo da Udine per Milano. "Se ti venisse fame... " diceva, e io, sbuffando, la toglievo dalla borsa (la banana), prima di andarmene senza voltarmi, sapendo che lei era lì, alla finestra del soggiorno, delusa, come me, dal nostro ennesimo incontro/scontro.
Perché da una madre si pretende l'impossibile? - penso, riponendo le tazzine, ma è una delle tante domande alle quali non sono in grado di dare una risposta.