“ Eh sì! Fu proprio l’anno in cui i gerani continuarono, anche in pieno inverno, a fiorire: piccoli fiori striminziti, pallidi per la scarsa luce che le brevi giornate invernali concedevano. Ostinatamente, anche tra una spruzzata di neve e l’altra, i gerani continuarono a fiorire, i colori che si confondevano con le strisce arcobaleno delle bandiere della pace che, stracciate dal vento, imbrattate dallo smog, infradiciate dalla pioggia, fecero capolino sempre più numerose sui davanzali delle finestre dando alla città un inquietante effetto colore. Eh sì, ragazzi! Fu proprio l’anno in cui scoppiò la guerra “.
Camilla, rattrappita dall’artrosi, sedeva davanti al computer, lasciando scorrere lo sguardo sul monitor. Accanto, la badante cyborg batteva per lei sui tasti con leggerezza. Negli occhi della donna, sommersi dalle rughe, emergevano confondendosi ricordi ed emozioni che il computer memorizzava. L’avevano invitata a raccontare, come una delle ultime sopravvissute all’orrore della guerra, e centinaia di “menti” stavano incamerando, senza interromperla, i suoi ricordi come informazioni.
L’emozione le prendeva la gola mentre il pensiero tornava a quegli anni.
Riprendendo il filo del discorso, Camilla proseguì: “ Eh sì, ragazzi! Io notai, con stupore e inquietudine, la fioritura invernale dei gerani e la crescita anomale delle piante sul mio terrazzo, che lo avevano trasformato in una giungla equatoriale. Poi cominciarono i bombardamenti sulle città e gli attentati. I primi segnali del cambiamento climatico in atto si erano avvertiti già prima della guerra, ma la situazione divenne esplosiva dopo che migliaia di bombe trasformarono intere zone del pianeta in deserti rossastri e brulli, crivellati di buche profonde. Il paesaggio terrestre si trasformò in paesaggio lunare e quelle zone, come ben sapete, vengono oggi utilizzate soltanto per ambientarvi, risparmiando sugli effetti speciali, film di fantascienza”.
Camilla, sommersa dal peso dei ricordi, per un istante tacque. Poi, faticosamente, riprese a raccontare:
“ Il silenzio invase quelle valli che, come ferite, incidevano la terra, circondò le macerie, si accoccolò pietoso accanto ai morti, e tutto si sbriciolò in polvere sotto il sole che continuava a incendiare in tramonti arroventati quel paesaggio di morte.
Dopo due mesi dallo scoppio della guerra, mio marito morì nell’attentato che distrusse la metropolitana di Milano “.
La platea mandò dei commenti. Tutti i libri di scuola riportavano video e testimonianze di uno dei più terribili attentati di quegli anni. In quella grigia giornata autunnale, complice anche la pioggia che cadeva fitta, rimbalzando sugli ombrelli e formando larghe pozzanghere sull’asfalto, quasi tutti avevano preso la metropolitana…
I vigili del fuoco, richiamati da tutto il Paese, avevano scavato per mesi, riportando in superficie corpi sfigurati e oggetti personali sui quali i familiari delle vittime si avventavano alla ricerca di un ricordo dei loro congiunti che li aiutasse ad identificarli. In una scatola, che conteneva soltanto anelli, una fede con incise quelle parole: - Camilla, dodici dicembre 2010 –
Se l’accarezzò furtivamente, sfiorando l’anulare destro, piegato dall’artrite.
La commozione le chiuse la gola, mentre la badante si alzava per accostava il carrozzino alla vetrata della sala. Il sole era una palla violacea e incandescente e, sotto all’astronave che dondolava lenta, girava su se stessa la terra!
Sorrise.
Le avevano promesso che avrebbero riportato le sue ceneri dove era nata, in quella terra, segnata con la sigla XK 23, terra che per lei era ancora roccia carsica, aspra e bianca dietro ai cespugli di sommacco e biancospino. E mare che mormorava, urlava o sussurrava…
Come spiegare tutto ciò a quelle strane creature?
La guerra, soprattutto quella batteriologica dell’ultimo periodo, aveva sterminato quasi completamente la popolazione della Terra.
Ma essendosi già fatta strada la concezione dell’informazione–coscienza, la sua indistruttibilità e il concetto della mente come software collocato in quell’hardware che è il cervello, aveva anche avuto attuazione il progetto che contemplava il dowloading della mente. I computer che la guerra batteriologica non aveva danneggiato contenevano menti disincarnate praticamente immortali libere di vagare all’interno della rete. Ma il corpo gravame per l’anima e l’intelletto, e nessuno meglio di Camilla, tormentata da acciacchi senili poteva saperlo, era anche trait d’union con la natura circostante, o meglio ciò che la natura era stata. Potevano capirlo recuperando nella memoria le informazioni legate alle emozioni, ma un tramonto sul mare, l’aria di primavera, il profumo della vita da assaporare con i sensi…
Dovrebbero uccidermi, pensò, vendicarsi del nulla o poco fatto per evitare lo scempio, il massacro…ma, nell’astronave sospesa nello spazio vibrava soltanto il silenzio.
venerdì 24 aprile 2009
I sogni son desideri
Se ci lasciassimo scivolare, senza freni inibitori, lungo il crinale delle emozioni, disponibili a snidare i segreti, mandati in castigo, faccia contro il muro, come bambini disobbedienti dimenticati negli angoli bui della coscienza, cosa potrebbe succedere? Di scoprire l’altra faccia della luna, quella in ombra…la terra dove i lupi sbranano gli agnelli e i sogni diventano incubi per liberare i segreti dalle loro prigioni.
Lo psicologo che, a lato, sussurra: “ I sogni son desideri “…
Lo psicologo che, a lato, sussurra: “ I sogni son desideri “…
Primavera
Improvvisamente l'aria fredda, aspra e ventosa, si addolcisce. La sciarpa intorno al collo stringe, avverto l'impaccio dei guanti.
Questa mattina, andando in ufficio, il ramo era brullo, nero di pioggia e lustro come una pelle di serpente. Ora che, ciondolando stanchezza, torno a casa dal lavoro, una gemma è spuntata e sembra inturgidirsi sotto i miei occhi.
Non mi meraviglierei se esplodesse, srotolandomi davanti agli occhi una foglia, nuova di pacca.
Euforica, respiro aria di primavera.
Questa mattina, andando in ufficio, il ramo era brullo, nero di pioggia e lustro come una pelle di serpente. Ora che, ciondolando stanchezza, torno a casa dal lavoro, una gemma è spuntata e sembra inturgidirsi sotto i miei occhi.
Non mi meraviglierei se esplodesse, srotolandomi davanti agli occhi una foglia, nuova di pacca.
Euforica, respiro aria di primavera.
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