Ho ripreso a camminare: so che è quasi un miracolo. Mi sveglio presto, prestissimo... frutta e pane nella borsa, acqua, medicine, e... via! Non ho una meta precisa, cammino e penso. E guardo.
Un cenno al proprietario del cane che mi sfiora - ormai sono giorni che ci incrociamo - un saluto al giornalaio, mio ex alunno, tra i primi a sollevare la serranda. La stanchezza comincia a farsi sentire, ma io sono decisa a ignorarla. Potrei sedermi su una panchina, un muretto, un gradino, e leggere il giornale, ma io voglio camminare, voglio camminare...
Ricordo mio figlio: a undici mesi decise che era arrivato il momento di camminare, ricordo il sorriso che mi rivolse, incredulo quando, abbandonata la poltrona a cui si era appoggiato, mosse il primo passo traballando incerto come un equilibrista sulla corda...
"Ha bisogno di aiuto, signora?"
"Ma se vado come un treno... " rispondo.
"Ah, scusi... " borbotta lo sconosciuto che mi si è parato davanti e, ora, mi guarda, interrogativo.
Devo sembrargli pazza oltre che handicappata e, invece, sono soltanto felice.