sabato 25 giugno 2011

Storia di nebbie e acquitrini (puntata n°13)

Marilena, appena giunta al paese, era stata subito corteggiata dal Lambertini, l'uomo di fiducia dei Beriot, i proprietari terrieri più ricchi della Bassa. Quell'uomo lascivo, dal cranio disadorno e giallastro come la sua faccia, i radi baffetti scuriti e bruciacchiati dal tabacco e gli occhi piccoli che le scivolavano addosso mentre con la lingua s'inumidiva le labbra sottili quasi pregustando il sapore della sua pelle, la disgustava al solo vederlo. Il Lambertini non perdeva occasione per farsi trovare nei paraggi della scuola, offrendole un passaggio sul suo calesse quando pioveva o proponendole una passeggiata nelle giornate di sole, ma lei trovava sempre una scusa, voltandogli le spalle con quell'aria decisa ma educata da ragazza cresciuta in collegio, un rossore lieve che, come un soffio di belletto, le accendeva il volto rendendola agli occhi del maturo spasimante ancora, se possibile, più attraente.
In quei primi mesi nel paese, i boschi accesi di rosso e il fiume lucente di nebbia, a Marilena erano bastati il calore dei bambini, le risate con cui seguivano i suoi racconti, la fiducia che le dimostravano  affidandosi alla stretta delle sue braccia per farsi consolare, soprattutto i più piccoli, quando guardavano sconsolati allontanarsi le madri, attaccati alla finestra... E poi la libertà mai sperimentata, mai provata in anni di collegio, di chiusura, di finestre tra lei e il mondo, a isolarla dalla vita.
Rosina, la suora mancata, la coccolava, preparandole, al mattino, l'uovo sbattuto con lo zucchero e i biscotti appena sfornati che lei, Marilena, spesso si ficcava nelle tasche per portarli ai bambini, consapevole di essere una privilegiata di fronte a molti dei suoi alunni che, magri come acciughe e pallidi, se avevano un pezzo di pane nero e duro da mangiare per merenda, erano già fortunati.
Figli di braccianti traslocavano - facendo San Martino, come si diceva nella Bassa - a ottobre, finita la stagione del raccolto e della vendemmia, con i loro quattro stracci legati  alla meglio sui carri trainati dalle vacche. Emigravano, come stormi di uccelli alla ricerca dell'estate, sperando in paghe meno misere. Dietro a loro, braccianti ancora più poveri, costretti ad accontentarsi di paghe ancora più basse, con bambini sparuti come uccellini infreddoliti, affamati e pieni di pidocchi, prendevano possesso delle case appena abbandonate.
Marilena, che li vedeva passare davanti alla scuola, si affacciava alla porta per un ultimo abbraccio, prima di vederli sparire, ingoiati dalla polvere o dalla nebbia.
(continua... )
http://falilulela.blogspot.com/2011/06/storia-di-nebbie-e-acquitrini-puntata_23.html

Visione del tutto personale della scrittura, nulla di accademico:
http://falilulela.blogspot.com/2010/01/la-passione-del-narrare.html