martedì 29 dicembre 2015
sabato 26 dicembre 2015
Amour
Ho visto "Amour" ieri sera, film sulla vecchiaia e malattia vissute con uno sguardo di coppia. Lei, la protagonista, dopo una serata tranquilla passata a teatro, manifesta i primi segni della malattia, "un'assenza" momentanea che precederà di poco un ictus. Sulla sedia a rotelle, metà corpo paralizzato, verrà dimessa dall'ospedale. Lui, il marito, se ne farà carico con affettuosa sollecitudine; hanno ancora tante cose in comune di cui parlare: oltre alla musica, i libri, il teatro, e la figlia che con il marito e i nipoti vive in un'altra città, lontana dai genitori e dalle problematiche legate alla malattia della madre e all'assistenza di cui si è fatto carico il padre. Poi, il film scivola nella sequenza quotidiana dei giorni che delineano la parabola discendente nella vita della coppia: la prima caduta dalla sedia a rotelle per raggiungere la finestra aperta e - forse? - uccidersi, la prima pipì a letto, gli amici che non si fanno più vivi, la vita, quella vera, che scorre ormai solo fuori dalla porta del loro appartamento... Poi, arriva un altro attacco e la protagonista perde anche l'uso corretto della parola. Emette suoni che non sempre si articolano in modo sensato, capace di rendere la comunicazione possibile. Perde completamente la propria autonomia, dipende totalmente dalle cure del marito che deve ricorrere anche all'aiuto di un'infermiera che la tratta come una bambola rotta, incapace di capire e provare sentimenti. Perché lei capisce e gli sguardi disperati con cui sottolinea il rifiuto del cibo non possono lasciare dubbi al marito. Quando, in una mattina qualunque nello scorrere lento e uguale dei giorni, il marito la forza a bere, lei gli sputa addosso l'acqua che si è rifiutata d'ingoiare e lui reagisce dandole uno schiaffo, il desiderio di farla finta di lei s'incontra con l'impossibilità di continuare quella parodia di vita di lui: le mani che volevano aiutare, lasciano andare la tazza, il bicchiere, si arpionano a un guanciale e lo premono sul volto della donna, lo premono fino a toglierle quel po' di fiato che ancora la tiene in vita, fino cancellare davanti agli occhi del marito quel volto che nulla ha più a che fare, a che vedere con la compagna di una vita, con la vita per come noi la intendiamo. Con la vita tout court ... Adesso è solo, la coppia non c'è più, la scomparsa di lei rende inutile ormai l'esistenza di lui. Il film si conclude con l'immagine del marito che aiuta la moglie a indossare il cappotto per uscire. Come centinai di volte avranno fatto...
Film bellissimo e coraggioso sull'amore e sulla coppia nello tsunami della malattia e della vecchiaia.
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