La scrittura è un’avventura che mi svuota di tutto il ciarpame che la vita, quasi fossi una discarica a cielo aperto, mi ha scaraventato dentro, obbligandomi, novella abitante di una favela, a frugare, a passare e ripassare pezzo per pezzo, alla ricerca di qualcosa da salvare.
A volte, mi consente di scoprire anche tesori: la gente oltre a buttarsi via, elimina le cose più incredibili. E allora, ecco un ricordo, rimasto intatto, imprigionato nella memoria involontaria, una sensazione, un’emozione… Cristo, qui cosa c’è? Rabbia?
La rabbia, come tutti i rifiuto tossici, è pericolosissima. Per quanto imballata, contenuta e rimossa risulta indistruttibile: cola, invade, corrode contaminando tutto ciò che sfiora. Se non erutta subito, spegnendosi come un lapillo in mare, degenera in depressione, sfuma in tristezza, malinconia tenace che si attacca all’anima come un cane agli stinchi.
Per questo occorre snidarla, portarla in superficie scoprendone le motivazioni, i sussulti, individuandone l’anima segreta per poterla placare, ammansire. La dobbiamo trattare con i guanti, filtrandola attraverso la saggezza che l’età regala, piccolo modesto obolo lasciato nelle nostre mani dal tempo che ci deruba di tutto ciò che siamo stati, lasciandoci vuoti e raggrinziti ad attendere l’ultimo insulto.
I ricordi, ah i ricordi…Questi hanno profumi antichi, e la scrittura li ripulisce, li lustra ridando loro una vita, facendoli risplendere grevi di passato, ma capaci di anticipare un futuro, che, il tempo è solo una convenzione e alla scrittura basta togliere un “era” e tutto “sarà”.
Comincia come un gioco la scrittura... poi, esaltandosi, può diventare passione, e come tutto ciò che eccessivo deborda può degenerare in ossessione.
E allora si fruga dentro di sé alla ricerca di qualcosa che non si sa nemmeno cosa sia, ma si spera possa esserci. Si scava fino a spezzarsi le unghie, rovistando nell’immondizia che contiene la parola che darà il giusto ritmo, la dovuta bellezza a ciò che scriviamo.
Se e quando si riuscirà a trovarla, si riaffiorerà increduli e per un istante, un istante soltanto, si dimenticherà di avere fame, di essere sporchi e stracciati.
Vestita, sfamata e gratificata dalla scrittura, anche se in mezzo al pattume, in quel momento, io mi sentirò una regina!
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