giovedì 11 settembre 2008
USA: 11/9/2001
Stava lì, lasciando scivolare lo sguardo oltre i finestroni che inquadravano un mare di tetti e finestre che si illuminavano per spegnersi, subito dopo, come un palcoscenico allestito da un regista megalomane.
Stanca prima ancora di cominciare.
La sera prima, lei e il marito erano andati a cena fuori con una vecchia coppia di amici: era stata una serata tranquilla, ma un po' noiosa, ritmata dalle battute di Rod e dalle loro risate. Avevano fatto l'università insieme e si erano sposati, a poca distanza uno dall'altro, i loro mariti. Sembrava si scimmiottassero a vicenda: suo figlio era nato quattro mesi dopo il loro.
Riordinò meccanicamente le carte sulla sua scrivania. Poi, preso un foglietto, scrisse "Ritirare le camicie in lavanderia" e rimase lì, incerta, sforzandosi di ricordare.
Vuoto assoluto! Si stava già rimbecillendo?
Scosse la testa: il tempo stava subendo un'anomala accelerazione: aveva incominciato a andare al trotto, poi - così le aveva assicurato sua madre - sarebbe andato addirittura al galoppo.
Entrò la collega, sbuffando.
" Vado a prendere un caffè, ne vuoi uno anche tu?"
Assentì,distratta.
La collega uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
Intravvide un bagliore argenteo, prima che sulla stanza calasse l'oscurità, ingoiata, in un secondo, da un'esplosione: fuoco, fiamme, schiocchi, urla. Un fragore che riempiva l'ufficio, dando voce agli oggetti che, come anomali fuochi d'artificio, salivano verso il cielo, disintegrandosi gemendo, urlando. Come lei.
Era l'11 settembre del 2001. A New York. Stati Uniti d'America.
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