Amo la Rete, nonostante i suoi limiti, i pericoli, le ripetitività, il tempo che mi fa perdere in questo modo nuovo, e non so ancora fino a che punto valido, di rapportarmi al mondo. La sento respirare, spesso protestare, spessissimo ridere, sì perché la Rete è ironica. Ama ridere di sé, dei suoi tic, delle sue manie che la spingono a parlare di tutto con tutti. E' informata, attenta a ciò che succede, pronta a confrontarsi. Magari anche litigando, ma la Rete parla, perché è, prima di tutto, un potentissimo mezzo di comunicazione. Le idee di ognuno, le riflessioni, i commenti sono a disposizione di tutti. E io credo che gli esseri umani abbiano bisogna di parlare: a coloro che sono rinchiusi in una cella di isolamento sembra manchino più le parole del pane. I convenevoli sono generalmente banditi anche se la Rete ha i suoi steccati, i suoi big, la sua altezzosità e il suo riserbo. La mia impressione, valida fino lì perché sono da poco in Rete, è che qui, più che fuori nel mondo non virtuale, le doti possano venire a galla. Ognuno in Rete, scorrazzando a velocità supersonica, ascolta musica, legge, scrive, si interessa a ciò che più gli piace, scoprendo lati di se stesso che la materialità e le regole del mondo "altro" non gli avrebbero consentito, perlomeno non così rapidamente, di individuare. Sono contraria alla censura in Rete perché il pericolo fa parte della vita e affrontarlo sviluppa la capacità critica, fa lavorare il cervello, fa pensare.
Quando scrivo un post sul mio blog ho la sensazione di lanciare un messaggio in bottiglia, in quel mare - meglio oceano - che la Rete è. Un giorno, a chi non succede, l'inverno che accorciava le giornate, la nebbia che scendeva a ingoiare uomini e cose, la tristezza mi era salita dentro, fangosa, non più motivata del solito, ma più subdola, insinuante, appiccicaticcia. Ero al computer e ho scritto "Sono triste..." poi sono rimasta lì, in attesa, lo sguardo che scivolava sul mare di nebbia che aveva assediato la mia casa e la mia anima. Dopo alcuni minuti si mosse qualcosa.
Cliccai sui commenti. Da qualche parte qualcuno aveva scritto: "Perché?"
In quel momento ho percepito il calore della Rete, la sua forza. In Rete si può, non dico si deve né si è, ma ripeto, si può essere se stessi. Là fuori, dove tutto è apparentemente concreto e reale, le maschere, le finzioni e il "dover essere" si sprecano. Dimenticavo: la persona che mi scrisse quel "Perché" è, oggi, una delle mie migliori amiche.
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