Per prima cosa buttai giù quelle storie come le ricordavo, con quel sapore d’infanzia, con lo stesso stupore con cui le avevo accolte, senza filtrarle e ridimensionarle attraverso uno sguardo adulto e dissacratorio. E’ strano questo meccanismo della memoria che seleziona i ricordi secondo presupposti che spesso, a un primo esame, risultano incomprensibili.
Infatti venivo letteralmente inondata di ricordi, ma in quella fase subentrò un fatto nuovo: i personaggi e le loro storie, già enfatizzati nei racconti infantili, ora prendevano il volo, uscivano dagli schemi mnemonici, piegandosi alle finalità del romanzo, sì perché avevo già nell’anima e nel cervello la storia di una famiglia, alla quale la mia famiglia si limitava a prestare qualcosa di sé.
Connotai i personaggi in modo da differenziarli nettamente, facendo e sfacendo le loro vite e diventando arbitra del loro destino. Ero la voce narrante, il burattinaio che tirava i fili e, senza nemmeno rendermene conto, ero diventata io la cantastorie, prendendo il posto della zia.
Piedi in terra e testa tra le nuvole, prendeva corpo l'invenzione letteraria.
Ricordo mia madre che, leggiucchiando qua e là i miei appunti, commentava disorientata dicendo: “ Ma non è andata così… “ e io che, riprendendo il gesto della zia, mi mettevo l’indice davanti alla bocca, interrompendola mentre mi sembrava di vederli, tutti questi personaggi, improvvisamente di nuovo vivi.
Catalogai i vari episodi in ordine di tempo dopo aver fatto delle schede intestate a ciascuno di loro. Ora avrei dovuto collegare tra loro i vari episodi e scrivere il capitolo introduttivo: l’incipit.
Questo lavoro mi entusiasmava: mi dimenticavo di avere fame, sete, sbuffavo infastidita sentendo suonare il telefono che mi strappava a forza da quella vita parallela in cui mi ero calata.
Ero molto distratta e le persone intorno a me se ne rendevano conto.
Qualche volta qualcuno mi diceva “Dove hai la testa?”.
Fossi stata sincera avrei dovuto dire:” A Trieste, primi anni del Novecento, in una casa piena di ragazzini urlanti e nell’anima e nel cervello di tutti i componenti di quella famiglia…” (continua)
Nessun commento:
Posta un commento