La palestra risuona delle voci delle bambine e di quella, stridula, dell'insegnante di ginnastica artistica. Stanno preparando il saggio di fine anno. "Non studiano più le poesie a memoria e non ricordano i vari passaggi... non sanno più memorizzare" la sento borbottare, seccata. Le poesie a memoria le studiai anch'io negli anni lontanissimi in cui si "mandavano a memoria" oltre alle tabelline anche nascite e morti dei personaggi che avevano fatto la storia, verbi irregolari in francese e via discorrendo. Ma oggi non sarebbe più possibile: la massa delle informazioni è enorme, intaseremmo il nostro cervello di dati spesso inutili. E allora? Allora abbiamo fatto come le imprese: abbiamo esternalizzato il nostro magazzino informazioni per dedicarci a qualcosa di più fantasioso e impegnativo. I nostri giovani hanno il computer per le informazioni. Le considerazioni a cui pervengono affluiscono in Rete per poter essere nuovamente utilizzate. E' un "sapere" non statico, ma dinamico che si potenzia circolando, come avviene per la moneta fiduciaria. E' un "sapere" che ha una valenza politica perché non porta a conclusioni unidirezionali impostate su informazioni prestabilite. E' libero, fantasioso e critico.
Sarà per questo che si attacca la Rete e si tenta d'imbavagliarla?
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