Sigillò con cura la scatolone: l’ultimo. Finalmente. Controllò l’ora: l’impresa di trasporti sarebbe arrivata tra poco. Si affacciò sul terrazzò , lasciando vagare lo sguardo sul condominio di fronte prima di soffermarsi sulla finestra del quinto piano. Il proprietario dell’appartamento era già uscito per recarsi al lavoro. Al suo ritorno a casa avrebbe fatto un gesto, un saluto, una comunicazione cameratesca tra “single”, un invito non privo di sottintesi fatto da un uomo a una donna ...chissà? affacciandosi al balcone alle otto in punto. Avrebbe scrutato incerto i riquadri scuri delle sue finestre. Sarebbe rientrato, sarebbe uscito di nuovo: incerto, stupito. Poi, anche sulle sue finestre sarebbe calata la notte. Forse si sarebbe dimenticato di annaffiare i gerani o forse no.
Il suono del campanello lacerò il silenzio. Chiuse la porta sul terrazzo sigillando l’ultimo scatolone, il più fragile, quello dei ricordi.
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