Prima delle elezioni europee e amministrative, ho posto a me stessa e ai miei lettori una serie di domande alle quali tenterò, per evitare comportamenti alla Berlusconi, di dare una risposta, anche se necessariamente soggettiva.
1° - Sono nata a Udine, ma da parecchi anni, quando qualcuno mi pone la domanda “ Di dove sei o da dove vieni?”, io rispondo “Sono triestina” con molto orgoglio e una punta di malinconia, perché in quella splendida città non vivo più da molti anni. Se qualcuno mi chiede “Sei italiana?” ho invece un’esitazione che spesso mi induce a rispondere “Quasi…”
Trieste ha una storia complessa che fa parte di me, alberga nei miei geni e mi ha fatto sposare un abruzzese di madre spagnola e nonni napoletani, nonostante nonna Angelina alla presentazione in famiglia dell’abruzzese avesse scosso la testa borbottando “ Moglie e buoi dei paesi tuoi…”.
Quali paesi sarebbe stato interessante da scoprire essendo io il risultato di una mescolanza di friulani, istriani, croati e dalmati. Posso dire che i nostri figli, miei e dell’abruzzese, con questi diversi apporti alla radice, sono venuti piuttosto bene. Ho sempre ritenuto la diversità una ricchezza, sono cresciuta, a mio completo agio, tra lingue e dialetti differenti e l’unica appartenenza che mi riconosco è a questa terra ventosa e aspra, che non mi ha nemmeno vista nascere, e che, per prima, non ha un’appartenenza. Terra che non è crogiolo di razze, ma soltanto convivenza di razze, a volte astiosa, a volte infastidita, ma che alla fine dà il vero volto alla città, che è un Giano bifronte riflesso in un mare che a sua volta raddoppia o quadruplica l’immagine che trasmette. Ho scritto a mio completo agio, forse sarebbe stato più corretto dire con un disagio sottile e costante che è diventato alla fine l’essenza del mio interagire con i luoghi. Credo di essere caratterialmente una zingara, che ha sempre privilegiato l’andare allo stare, e, ora che problemi di salute mi inchiodano a un luogo, continuo a vagabondare con la fantasia, andando a zonzo per il mondo grazie a quella settima meraviglia tecnologica che è Internet. Da ragazza feci uno stage in Francia, passando parecchi giorni a Parigi e mi trovai benissimo. A Londra o in Danimarca, in Austria o Svizzera mi sentivo a casa, ma semplicemente perché la “casa” per me è sempre stata il luogo in cui piantavo le tende nel mio peregrinare di città in città. Quello che mi fa sentire sicura è avere accanto le persone che amo e i miei libri.
L’appartenenza è legata al posto con cui si entra in sintonia, quello che, idealmente, si sceglie come proprio, consci, però, di essere cittadini del mondo. Posso capire la nostalgia per i propri luoghi, ma rimango basita davanti agli atteggiamenti alla Bossi & Co.
Le camicie verdi mi spaventano non poco perchè mi ricordano altre camicie...
La diversità non rassicura, ma arricchisce, e arroccarsi nel proprio castello, alzando il ponte levatoio, oggi sarebbe anacronistico, prima che stupido.
I bambini che nascono da incroci di razze non sono forse i più belli? Guardate i brasiliani.
Pardon, le brasiliane. E, dopo, se non siete convinti, guardate i leghisti, anche soltanto i loro rappresentanti. E ascoltateli anche...Pura razza padana?Technorati Profile
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