Tassisti in piazza, farmacisti sul piede di guerra, benzinai in
rivolta... I notai e gli avvocati, per il momento, tacciono; non è nel loro
stile inscenare simili gazzarre: sono soliti muoversi a passi felpati nei
palazzi del Potere. Il governo Monti è passato alla fase due: agguantata
l'Italia per la collottola - quando già oscillava sul bordo dell'abisso -
dovrebbe, ora, farla crescere.
Farla crescere in che senso? Cosa intendono i
"professori" quando parlano di crescita? Aumento della produttività:
del lavoro e della spesa pubblica. Tanto per iniziare. Poi dell'occupazione,
quindi, consequenzialmente, dei consumi, della produzione, delle
esportazioni...
Fior di tecnici, decine di esperti sono al lavoro; sembra di
sentirlo ronzare questo Paese, nei rari momenti in cui cessano le urla, scema
la gazzarra e qualche attimo di silenzio ci concede di riflettere: argomento
per argomento e settore per settore.
Aumento della produttività del lavoro, dice Monti, sulla scia di
quanto afferma Marchionne. Lavorare meglio e lavorare di più. Ora - su questo
punto le nuove regole sono già state approvate dal Parlamento - anche lavorare
più a lungo. Essere pagati meno nonchè licenziati in qualunque momento (la
"giusta causa" cos'è? Il motto di un'associazione calcistica?) e
riassunti alla bisogna. Ah, dimenticavo: con moneta, l'euro, il cui potere d'acquisto
continua a ridursi a causa dell'inflazione, in un Paese i cui per legge è stata
bandita ogni forma d’indicizzazione legata al costo della vita. (A esclusione
dei poverissimi che non costituiranno un problema perché ce li toglierà dai
piedi la fame!).
Sussurrare, dire, gridare, urlare fino a spolmonarsi che il
"personale" è un costo sì, e quindi è da comprimere a livello
aziendale, ma che dietro a quel costo ci sono Persone e quindi Vite che vanno in
pezzi se non sono maneggiate con un po' di cura... è inutile. Non sono oggetti
quelli che la catena di montaggio, i ritmi forsennati e i rischi sempre più
elevati della vita in fabbrica fanno a pezzi; sono uomini, gli stessi che
Landini definisce "rotti"... E lui, Landini, lo sa perché in mezzo a
quegli uomini ci vive, li ascolta e il suo lavoro è difenderli. Perlomeno
tentare di farlo.
Poi si potrebbe discutere sulla produttività della spesa pubblica,
erosa dagli sprechi, dispersa nei mille rivoli della corruzione e delle ruberie… ma, a questo punto, sulla produttività, sullo sviluppo, sul profitto, sul
mercato e infine sull'etica del denaro (che dovrebbe ridiventare mezzo per soddisfare bisogni) saremo/siamo costretti a confrontarci. Non
soltanto in termini economico/finanziari.
Il dibattito incentrato sullo sfasamento tra progresso e
sviluppo non è una novità, ma la tecnologia e la globalizzazione hanno
cambiato il mondo imponendo tempi rapidi, rapidissimi, e acutezza nell'analisi
dell'attuale crisi. Il capitalismo, grande obeso avido di profitti,
deve/dovrebbe essere messo a dieta. Ma, come per ogni obeso che si rispetti,
estirpandogli la voglia di cibo dal cervello e non soltanto scaraventando il
frigorifero fuori dalla finestra.
Come si estirpa dalla testa di un corrotto l’avidità; come e, soprattutto,
quanto tempo ci vuole, per trasformare un ladro in galantuomo?
A volte ho la sensazione che stiamo lottando per mantenere in vita
un decerebrato. Forse siamo già morti e non ce ne siamo accorti. Forse siamo
già "passato" e pensiamo di essere "presente". Penso che,
con queste modalità, stiamo precludendo, soprattutto ai nostri figli, un futuro.
Il Paese ha bisogno di regole, ma anche di passione. Morale e civile. Ha bisogno di tecnici, ma anche di politici.
Dove sono?
Come Schettino e i suoi ufficiali, scappati – non certo scivolati –
su una scialuppa, guardano la nave Italia affondare, balbettando e mentendo come
bambini sorpresi a rubare la marmellata.
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