Trema, sembra sul punto di battere i denti. La fronte è segnata da alcuni graffi. Ha una gamba ingessata, ma la sua gamba sarà libera tra poche settimane. Potrà tornate a camminare, a correre e a ballare... ma "lei" dovrà liberarsi da una "gabbia" ben più stretta, da una prigione che racchiude il suo cervello e la sua anima. E' una donna "maltrattata", una delle tante costrette a vivere nel terrore. Ringrazia Dio per non essere stata uccisa: non ancora, nemmeno questa volta, ma quel suo sguardo da animale braccato fa affiorare un inferno, un inferno quotidiano. Lei non solo lo ha lasciato (il marito), ha anche ottenuto il divorzio, ha fatto - non sa più quante! - denunce al Commissariato di zona... e ha atteso. E' vissuta aspettando di trovarselo di fronte, davanti al portone della sua casa o al mercato o all'uscita dal posto dove lavora, deciso a ucciderla. E' vissuta aspettando di morire, tremando, il cuore che impazziva per un passo alle sua spalle o accelerava al suono del campanello di casa, sobbalzando a ogni squillo del telefonino. Ora il marito è stato arrestato per tentato omicidio. Lo dice incredula, passandosi una mano sul volto, su quel volto che non ha età... Mormora qualcosa, abbassa lo sguardo e scompare dallo schermo. Vissuta come un soldato in guerra, disarmata, si è salvata per puro caso, ma la guerra, impari, continua...
mercoledì 25 settembre 2013
La guerra continua. Impari.
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