Da qualche anno ho preso l'abitudine di guardare le persone, soprattutto quelle appena conosciute, negli occhi. Occhiate lunghe, dirette, indisponenti. Gli occhi dei giovani racchiudono sguardi che, almeno in un aspetto, si somigliano: non hanno storia. Non ancora. Dovranno incorniciarsi di rughe, borse e palpebre cascanti per conoscerla..
Mi ricordano i quaderni nuovi, tutti da scrivere, della mia infanzia, la curiosità e l'emozione del primo giorno di scuola.
L'incrocio di sguardi di due vecchi è uno scontro/incontro di esperienze, racchiude in sé segreti che non saranno mai raccontati, orgogli feriti, poteri perduti, rimpianti, ricordi... Sono musei a cielo aperto.
Negli occhi dei giovani gli sguardi si accendono di curiosità, si colorano di desideri, di arroganti sicurezze, ma anche di timidezze, incertezze, paure... Mostrano, gli sguardi dei ragazzi, ciò che essi provano, ciò che sono; mentire nei vecchi sono, spesso, muro di cinta che si alza a protezione del proprio giardino. Nel linguaggio gestuale lo sguardo è re, monarca assoluto; uno sguardo non vale, a volte, più di mille parole?
C'è anche, sempre più frequente, lo sguardo "vuoto". E' quello del potere, quando è fine a se stesso Dà l'impressione di sbattere il muso contro una saracinesca abbassata, una porta sprangata, una finestra chiusa. Cosa nasconde - ci si chiede incontrandolo? Tutto o nulla? Certamente non emozioni, men che meno passioni mi suggeriscono l'intuito e la saggezza (unico vezzo di un'anziana signora)... L'ho trovato in Draghi, in Berlusconi, ancora incerto appare e scompare in Renzi. E' sguardo che il silenzio delle parole può enfatizzare o un eccesso di parole tentare di sommergere, riuscendo in realtà soltanto ad animarlo o rianimarlo per qualche istante... A me rimanda l'idea di un'anima vuota, morta o, chissà, forse mai esistita.
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