Ieri sera ho visto Sole a catinelle. Come l'ho trovato? Divertente, direi. Tratta temi importanti, a partire dal rapporto padre/figlio, fino a toccare - meglio sarebbe dire sfiorare - la crisi, la grande Crisi: politica, morale, economica e sociale che sta triturando il Paese. Al centro della crisi l'uomo, l'italiano medio che, come tutto ciò che è medio, è un po' mediocre, ma, facendo tesoro di tutte le italiche virtù e soprattutto di ogni italico vizio,... sta a galla. Se si accetta di farsi prendere in giro, se si accetta che di noi si rida e non si derida, il divertimento è assicurato. Anche se, alla fine, a furia d ridere il sorriso si trasforma in ghigno e il cervello si mette in moto. Forse non per tutti, ma per qualcuno senza dubbio e qualche domanda si fa o dovrebbe farsi strada.
E' una comicità nuova, un po' surreale, aggraziata ma dolorosa come la zampata d un gatto. Copia un po' da tutti - Sordi in testa - ma imprime la sua impronta Luca Medici, il mastro Geppetto di Checco Zalone, imponendo allo spettatore la sua visuale, e meritandosi, a mio modesto avviso, uno spazio nella galleria degli artisti, perché riuscire a proporre qualcosa di nuovo, che non sia dejà vu a livello di spettacolo, non solo non è facile, ma è difficilissimo. Mi ha colpito il suo sguardo sull'infanzia: quel figlio che gli fa da padre e che sembra essere passato indenne - già adulto prima di diventarlo anagraficamente - attraverso quella stagione magica che è il tempo dell'infanzia senza esserne stato nemmeno sfiorato e che quell'infanzia la scopre nel padre, lui sì bambino... Insomma i confini tra generazioni appaiono dove non dovrebbero, scompaiono dove dovrebbero segnare un territorio... Il caos la fa da padrone, le certezze sono morte, si svendono valori e non si vendono aspirapolveri, ma se si ha la fortuna o la sfortuna di essere italiani medi, e quindi furbi, si sta a galla. Goffamente, ma si sta a galla.
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