L'aveva amato tanto benché lui fosse un uomo grigio, un uomo stanco. Lo mandò a fare le cure termali: inalazioni, bagni, massaggi per i suoi mali, per quella sindrome di affaticato, di eterno stanco di uomo frustrato.
Mentre già l'ombra sulla panchina allunga il salice dietro l'albergo, a testa china...gioca a Sudoku.
L'ombra si anima, la sera avanza, ma questa sera per lui già danza.
"Ama il Sudoku? Non lo sa fare? Prego si accomodi, si può imparare".
Scuote la testa, lei, mentre l'ombra gioca con l'ambra della sua pelle.
L'occhio le brilla, chiaro, splendente.
Lui, già ridente, mormora piano: "E' solo un gioco.." e lei continua: "Ma va lontano".
"Ora ceniamo, poi..."
" Riproviamo?"
E' quasi sfatta la messa in piega tra le sue mani, bianche farfalle senza domani s'alzano in volo.
Non è più solo.
Quando ritorna non è più stanco, solo più grigio o quasi bianco. Come la neve che scende lieve, non è più greve.
E io, sua moglie, con fare stanco, quasi un contagio di cielo bigio: "E' un bel miracolo l'acqua termale. Potrei provare, che te ne pare?" Lui non risponde. Ripensa a un salice gonfio di vento, a due occhi chiari, a quel portento di portamento.
Poi, a fatica, già pensieroso: "Se vuoi provare, ti lascio andare, ma non t'illudere: è un'acqua strana. A volte serve, a volte è vana" mormora piano.
E io sorrido. L'ho amato tanto, quest'uomo grigio, quest'uomo stanco, fino a infilargli, dritta nel letto, la più vitale, la più gioviale, la più simpatica e mai banale delle donnine che fan la ronda: alla prima tangenziale, quella rotonda.
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