Dopo aver scritto oltre duecento post una domanda mi frulla in testa: “Perché non un blog?”
Nel mio primo post, piena di sacro fuoco, inneggiavo alla mia stanza virtuale, perché era questa l’immagine che il blog mi suggeriva, ma in realtà io di spazio ne avevo e ne ho, se non troppo, certamente più di quanto ne abbia mai avuto. Per anni ho condiviso tutto o quasi con tre figli e credo che avrei dato l’anima per un buco, grande anche poco più di un cesso, che fosse mio, esclusivamente mio. Quando ho aperto il blog non era di spazio che avevo bisogno, ma di contatti umani. Ammettere di sentirsi soli, che non equivale sempre a essere soli, richiede coraggio, il coraggio di essere se stessi, di gettare la maschera di una sicurezza che è solamente di facciata. Richiede anche umiltà. L’umiltà non mi appartiene.
Perché non un blog? Perché se pensi di risolvere i tuoi problemi caratteriali o esistenziali(c’è un collegamento?) scrivendo post su un blog ti sbagli di grosso. Perché in Rete ci si misura, ci si studia, spesso si dice ciò che si pensa. Spesso ma, come nella vita reale, non sempre.
Assume grande rilievo ciò che si dice attraverso la scrittura, quindi ciò che si scrive. Spesso del nostro interlocutore non conosciamo nemmeno la faccia, men che meno la voce - se non usiamo skipe. Se il linguaggio gestuale è il più difficile da falsificare e le parole sono buone donne al servizio di chi le usa il dubbio di una comunicazione fasulla si fa certezza. Su Face Book ci sono persone che hanno alla voce amici centinaia di nominativi. Ma, ragazzi, l’amicizia è una delle grandi gioie e consolazioni della vita, è calore, affetto, aiuto. Con il blog si moltiplicano le occasioni d’incontro, ma è difficile far decollare rapporti autentici. I rapporti autentici hanno bisogno di tempi lunghi, pazienza, incontri faccia a faccia quando le parole non dette affiorano negli occhi di chi ci sta accanto. Ci sono sguardi che esprimono in un lampo ciò che le parole faticano a comunicare. Si possono instaurare rapporti d’amicizia, autentica, anche su internet, ma con le stesse difficoltà che richiederebbero in un contesto reale e non virtuale.
Ci si aiuta? Se si ha bisogno di informazioni la rete è efficientissima, ma nel blog ci si parla addosso, come qualcuno che nella propria stanza pronunciasse a suo uso e consumo un monologo. E se vengono a mancare i commenti… Io sono andata in giro e ho commentato su alcuni blog, ma sono rimaste parole isolate come messaggi gettati in mare in una bottiglia. Parole, parole, parole soltanto parole che mi hanno dato l’illusoria sensazione di comunicare ma che della comunicazione avevano soltanto il cicaleccio. E, impegnata a scrivere – tre, quattro post per settimana – ho trascurato i rapporti reali aumentando di fatto la mia solitudine.
Diverso è il discorso di un blog aperto per conoscere persone nell’ambito di una scelta professionale e qui la blogsfera dispiega tutto il suo valore. Non posso analizzare questo aspetto perché non ho un’esperienza personale a questo riguardo. Ho notato, per quanto mi riguarda, che la Rete non ha modificato il mio carattere che rimane sostanzialmente chiuso, timido e poco disinvolto, ha soltanto fatto da cassa di risonanza ai miei limiti, perché i grandi numeri della blogsfera hanno reso probabile ciò che i piccoli numeri della vita mi avevano illusa potesse essere casuale.
Mi ha dato maggiore consapevolezza, non è poco ma, nel mio entusiasmo iniziale, mi sarei aspettata qualcosa di più.
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