Kappa scivolava verso la depressione mentre Venezia si velava delle prime nebbie d'autunno. Dorina lo criticava aspramente, affermando di non sentirsi capita. Disorientata dalle sue capacità dialettiche lo accusava di freddezza, di mancanza di sensibilità. In una delle loro liti gli aveva gridato:" Chi sei? Da dove vieni?" e, per un secondo lui si era sentito scoperto, ma paradossalmente non come umanoide, ma come creatura in crisi. Avrebbe dovuto farsi sostituire, rientrare a Urano, sottoporsi al programma di disintossicazione e riprendere la sua prevedibile vita di sempre.
C'era un uomo che lo tallonava. Aveva scoperto che alloggiava nell'albergo sul canale di fronte al suo palazzo. Da casa, quando usava il cervello da uranoide, poteva guardare nella sua stanza e vederlo. Chi era, per conto di chi lavorava? Aveva mandato un rapporto a Urano e sapeva che altri due umanoidi erano già sulla Terra, ma la scelta operativa che era stata fatta non prevedeva, almeno per il momento e per ragioni di sicurezza, che s'incontrassero.
Ed era una semplice coincidenza che l'uomo che lo stava pedinando alloggiasse nell'albergo di Dorina? Non aveva la minima intenzione di abbandonare la missione pur sentendo che stava rischiando molto con la sua scelta.
Sulla Terra c'era il marasma che precede i grandi cambiamenti. Una crisi economo-finanziaria, di dimensioni mai viste prima, attanagliava il cosiddetto mondo occidentale, quello di cui faceva parte anche la città nella quale lui viveva: quella città la cui bellezza oltre a fare da sfondo scenico ideale alla sua storia con Dorina, lo stava emozionando, turbando, condizionando.
Su Venezia cadeva, in quella sera di settembre in cui l'aria rabbrividiva, una pioggia leggera e insistente che dava a Kappa la sensazione di essere in un acquario. (continua)
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