Maria, gli occhi fissi sul fuoco che crepitava nel camino, taceva. Accanto a lei anche Sigismondo, le mani abbandonate in grembo non fiatava.
"Non capirò mai gli uomini... portami via una figlia pur di vendicarsi...Ah, dimenticavo, il tuo onore da salvare. Il tuo onore! Perché ti sei mai dimostrato un uomo d'onore tu?" e, mentre pronunciava queste parole, il suo sguardo si faceva tagliente, duro e le labbra le tremavano.
"Rispondi!"
"Rispondi, maledetto!"
La bambina che teneva tra le braccia socchiuse gli occhi e scoppiò in lacrime, poi, vedendo il padre, tese le braccia verso di lui. Sigismondo si alzò dalla seggiola, con delicatezza prese la figlia e, dopo averle sussurrato qualcosa vedendo che si riaddormentava, la mise nel lettino.
Maria singhiozzava, stropicciando il fazzoletto tra le mani. Nei suoi occhi la sorpresa prendeva lentamente il posto della rabbia alternandosi al dolore, mentre osservava il marito che continuava a non pronunciare parola.
"Vuoi dire qualcosa o hai intenzione di startene muto come un baccalà fino alla fine dei secoli?" ma il tono era già diverso. Era possibile che Sigismondo fosse cambiato? Lui, innamorato di quella Venezia che lei non aveva mai visto, ma di cui le aveva raccontato mirabilia, lui che non si era mai adattato a Trieste che trovava rozza, grossolana, senza quella nobiltà decadente e leziosa che aveva frequentato nella sua città d'origine, come avrebbe potuto vivere tra quelle quattro case di pescatori, in quella lingua di terra lambita dal mare dove l'arrivo di una nave era considerato quasi un avvenimento e i forestieri guardati con diffidenza?
"Questo mondo non fa per te, non ti adatteresti mai: sono superstiziosi, profondamente legati alle loro tradizioni. Cosa faresti: il pescatore? Questo anello che mi hai dato" e rigirandoselo nel dito ebbe un breve sorriso "penso sia tutto ciò che ci resta?"
Sigismondo annuì dicendo:" Ricominceremo da capo. Apriremo una locanda, tu mi aiuterai... L'anello era di mia madre. Voglio che sia tu a portarlo perché rappresenta un passato che non deve più essere per me una zavorra che mi appesantisca, un rimpianto che mi colmi di amarezza, che mi avveleni il sangue. Anche Venezia non è più la città che io conoscevo; quella città è ormai soltanto un ricordo e del cicisbeo che folleggiava nelle sue calli è rimasto ben poco. Ormai sarei uno staniero dovunque, se esserlo è avvertire questa estraneità nei confronti dei luoghi, delle persone, perfino nei confronti di se stessi... Girando nelle calli, di cui conoscevo ogni pietra, ogni portone, anche il Carnevale mi sembrava assurdo, una pagliacciata, una recita infinita per scoprire alla fine che la maschera è diventata il volto".
Il fuoco si era spento facendo piombare la stanza nell'oscurià che la candela, che si stava consumando, attenuava appena. Maria era confusa, disorientata, in preda a sentimenti contrastanti. L'uomo che le stava di fronte era diverso, perfino nell'aspetto fisico: si era appesantito e lo sguardo sotto il ciuffo dei capelli che cominciavano a ingrigire, era cambiato, come la piega delle labbra che abitualmente comunicava una sensazione di stizza, di fastidio verso il mondo, e che ora sembrava scomparsa, come la parrucca, la cipria e gli svolazzi della camicia. Era sincero? Poteve fidarsi di lui e di quelle parole che sulle sue labbra le sembravano incredibili? Il Moro, che era stato corretto con lei, aveva una tresca con una ragazza del Paese che aiutava in cucina nella locanda. Lei si era sentita molto spesso sola e isolata: forestiera e bellissima non riscuoteva certo la simpatia delle altre donne che la spiavano, pronte a coglierla in fallo. Alcuni uomini l'avevano corteggiata, ma lei li aveva respinti trovandoli noiosi e scontati e l'unico che le aveva fatto battere il cuore era stato Blanko che veniva spesso alla locanda, ma limitandosi a chiedere del Moro, che lavorava alle sua dipendenze, per bere un bicchierino di grappa con lui. La notte in quel letto freddo e scomodo si stringeva addosso la figlia per provare un po' di calore e per sentirsi meno sola. Lo sguardo le cadde sulle mani del marito: bianche e morbide le ricordava sul suo corpo. Le tornò alla mente la loro casa dietro al porto, la finestra della camera da letto sulla quale si accaniva la bora ululando rabbiosa, mentre lei si stringeva, fingendosi spaventata, al marito, le tende bianche e leggere come vele che danzavano davanti ai suoi occhi. (continua...)
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