Nella notte scura e silenziosa soltanto un brusio di fondo, ma poco più d un bisbiglio, un ronzio come di calabroni in un prato a caccia di nettare, ma meno ingordo, più contenuto. Intorno a lei, appena intuibili attraverso i vetri della finestra, sfumavano nel buio i contorni delle case con le finestre chiuse. Solo qualche fanale spandeva un alone di luce opaca lottando con le brume della notte per conquistarsi uno spazio circolare che sembrava vibrasse, come di freddo. Le sue dita scivolavano sui tasti leggere, carezzevoli, e, in quel mondo che sembrava essersi addormentato di botto, quasi per effetto di un colpo di bacchetta magica, un altro mondo vegliava ritagliandosi uno spazio - una dimensione aerea e sconfinata senza case, né cemento, né terra , né macchine, - nel quale incontrarsi grazie a quegli schermi luminosi che accendevano la notte e a quelle cascate di numeri e lettere che volavano disperdendosi in quel cielo nero, appena soffuso di stelle, a colmarlo di parole.
Lei ,vecchia signora malandata, spintonata fuori dalla mischia della vita attiva, rinchiusa in quella sua casa silenziosa, le parole racchiuse nei libri - vorticanti nel cervello come falene impazzite intorno a una luce - che, come predoni affamati di spazio, si mangiavano le sue case, che cosa avrebbe potuto fare per sentirsi ancora parte di quel flusso vitale? Per riprovare l'eccitazione che le pervadeva il sangue, facendola camminare avanti e indietro lungo i percorsi obbligati delle tante aule dove aveva insegnato, quando riusciva ad afferrare, e a tenere tra le dita, la curiosità di quegli occhi troppo spesso distratti sottraendoli alla noia e alla fatica di quelle ore, troppe, passate sui banchi a ingoiare nozioni come oche da foie gras, il mangime.
Ai margini della vita attiva, con la prospettiva dell'uncinetto e dei pomeriggi con i, pur adorabili, nipotini la vita le aveva offerto un'altra chance. Era stato... Divertente? Direi di più: esaltante! La sua curiosità, che si stava spegnendo per mancanza di stimoli, avevo ripreso forza, come un fuoco quasi spento, per effetto di una energica soffiata. Quell'età anagrafica, che sembrava l'avesse confinata in un ghetto e, non paga, in un ghetto ancora più limitato, la malattia, ora pareva non esistessero più.
All'interno della Rete, i suoi fruitori avevano diritto di cittadinanza per ciò che avevano da dire e i sentimenti che riuscivano a esprimere: l'età non era così importante, anche perché gli internauti sembravano essere mediamente preparati, curiosi e ... Appassionati? Sì, molti erano lettori accaniti, parecchi scrivevano, altri erano musicisti o pittori, se non grafici. Be', era un bel mondo e il fatto che fosse virtuale, lungi dall'essere un limite, gli conferiva una leggerezza che gli consentiva da volare di fiore in fiore in quella blogosfera costellata di blog come un prato in primavera di margherite.
Erano stati quello strumento, il pc, e quel mondo, la blogosfera, l'uno a facilitare e l'altro a far divampare quella passione che, affogata per troppi anni nella risciacquatura dei piatti, si era svilita in quelle pagine d'agenda dove l'avvio di un racconto s'incagliava sulla stanchezza della giornata - che prendeva il sopravvento - o s'inframmezzava a un "portare i compiti corretti in quinta", " comperare frutta e formaggio" e altre simili amenità. La passione per la scrittura era diventata la sua vita. Aveva conosciuto molte persone, erano nate alcune amicizie: importanti, con persone sulla sua lunghezza d'onda - pensò, sistemandosi comodamente sulla seggiola e digitando sulla tastiera il titolo dell'ultimo racconto, mentre intorno a lei il silenzio s'impadroniva della casa e la gatta, occupata la sua postazione prediletta, si acciambellava sulla stampante, mentre la notte s'incollava ai vetri della finestra, origliando curiosa.
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