Il fumo di una sigaretta sempre accesa tra le dita, a velarne lo sguardo in cui la paura si era accucciata in attesa della morte, resa certa dall'uccisione dell'amico Falcone, tradiva invece in Borsellino, nel giudice Borsellino, la tensione costante, la consapevolezza dolorosa di essere un bersaglio già individuato e sotto tiro. Falcone fu fermato da una carica di tritolo quando le sue indagini arrivarono ai portoni delle banche, ai conti correnti della mafia, perché a quel punto, seguendo la strada lastricata di oscenità di quella che Bocca chiama "la via dei soldi" sarebbero emerse le complicità con la politica, le mazzette pagate, e a chi pagate, e nome e cognome degli "uomini cerniera" , la nuova mafia in camicia azzurra e abito grigio ferro, capace di riciclare il "denaro sporco", sul mercato internazionale dei capitali.
Borsellino fu fermato da un'altra carica di tritolo, mentre suonava il campanello per salire a salutare la madre. Erano passati pochi mesi dalla morte di Falcone.
La sua agenda scomparve.
Chi furono i mandanti?
I sospetti - pesantissimi - sono al vaglio dei giudici.
Fermeranno anche loro?
Politica e mafia s'intersecano, si aggrovigliano.
Si coalizzano?
Domande inquietanti, pesati, troppo pesanti e inquietanti per un Paese serio, corretto.
Soprattutto se, come temo, non avranno risposta.
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