In questo oggi in cui svapora la persona che sono stata - a causa dell'età e della malattia - è al passato che mi rivolgo, a quelle certezze che so essere in parte costruite, ma che mi rassicurano rispetto a un futuro che oltre a essere per me breve, mi causa angoscia. Sento i miei figli parlare una lingua diversa, la lingua di un futuro che avvertono, di cui respirano già l'odore. Non so se sarà migliore o peggiore il mondo che costruiranno: so soltanto che sarà diverso e... sono curiosa, ed è questo tratto distintivo della mia personalità - la voglia di sapere - che ancora mi aggancia alla vita, ancora m'intriga.
Di nuovo assistiamo a un rito - le elezioni - sommerso ormai dal suo contorno, quella campagna elettorale che tutto consente e concede ( bugie, false promesse, inganni, commerci più o meno squallidi), tutto per afferrare saldamente un po' di potere, traducibile più o meno rapidamente in denaro. E allora il passato mi fa ritrovare il volto di mia madre, giovane e assorto, e la cucina di casa che sapeva di origano e basilico fresco mentre mi raccontava con orgoglio di quel suo primo voto di donna... Correva l'anno 1946...
Mia figlia, il volto assorto che ricorda quello di sua nonna, mi sussurra: "Che senso ha votare? Sarebbero da rimandare a casa tutti... ". Che dirle se non che il futuro è suo, è loro; che s'inventino qualcosa di nuovo. Violento o pacifico, astuto o ideologico, qualsiasi cosa che li riporti a quella gioia di vivere che è anche e soprattutto speranza, entusiasmo... Ma anche fatica, non dimenticatevelo ragazzi, tanta fatica perché il nuovo non spunta come una primula a primavera, il nuovo si costruisce pezzo a pezzo... "
Di nuovo assistiamo a un rito - le elezioni - sommerso ormai dal suo contorno, quella campagna elettorale che tutto consente e concede ( bugie, false promesse, inganni, commerci più o meno squallidi), tutto per afferrare saldamente un po' di potere, traducibile più o meno rapidamente in denaro. E allora il passato mi fa ritrovare il volto di mia madre, giovane e assorto, e la cucina di casa che sapeva di origano e basilico fresco mentre mi raccontava con orgoglio di quel suo primo voto di donna... Correva l'anno 1946...
Mia figlia, il volto assorto che ricorda quello di sua nonna, mi sussurra: "Che senso ha votare? Sarebbero da rimandare a casa tutti... ". Che dirle se non che il futuro è suo, è loro; che s'inventino qualcosa di nuovo. Violento o pacifico, astuto o ideologico, qualsiasi cosa che li riporti a quella gioia di vivere che è anche e soprattutto speranza, entusiasmo... Ma anche fatica, non dimenticatevelo ragazzi, tanta fatica perché il nuovo non spunta come una primula a primavera, il nuovo si costruisce pezzo a pezzo... "
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