C'è un momento del giorno in cui, liberi dalla prigione della notte, ma non ancora ingabbiati nelle regole del giorno, siamo più lucidi, più scoperti e sinceri. Sono quelle albe nebulose nelle quali chi ha la fortuna allungando una mano di sentire il calore di un altro corpo si avvicina e a quel calore si riscalda, per sentirsi meno solo nell'oscurità, nel fredddo, nell'umidità sgradevole di una giornata che si si preannuncia piovosa... E' in quei momenti che, improvviso come un coniglio bianco estratto per magia da un cilindro, ci passa per la mente il pensiero "perfetto". Quello che mancava per far quadrare il cerchio, quello sul quale ruminavamo da giorni...
Quando mi succede, io penso "Appena mi alzo lo scrivo", poi mi abbandono al sonno. Quando mi sveglio, il sole già alto nel cielo che illumina la stanza e illumina quel pensiero, quello "perfetto", mi accorgo che non appare più così valido, inattaccabile. Ha la saggezza di una di quelle frasi che si leggono sui baci Perugina, è banale, è scontato. E allora capisco che la perfezione non è di questo mondo, è pura llusione, è soltanto un'ipotesi, tra le tante, resa possibile da una combinazione di bisogni, paure ancestrali e arroganza. E se fosse questo il pensiero perfetto? No, non è il caso che m'illuda, questa altro non è che una considerazione, venata di saggezza, che qualunque vecchietta della mia età potrebbe fare. E senza attendere il momento magico in cui notte e giorno, per un istante si fondono... e ti confondono.
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