E' l'apoteosi del "gattopardismo all'italiana": cambiare tutto (in apparenza), per non modificare nulla (nella sostanza). Fini si oppose a Berlusconi, ma solo verbalmente. Nei fatti non lo sfiduciò mai. Il capo era ancora troppo potente, una sorta di Zorro in versione italiana capace di accendere la fantasia del popolino. E Fini scomparve dalla scena politica. In questi giorni è successo qualcosa di simile, ma ora Berlusconi/Zorro è un pregiudicato, condannato in via definitiva, anche all'interdizione dai pubblici uffici, per evasione fiscale. La sua corte ha fiutato il pericolo, il capo è ormai, come la Concordia nelle acque dell'Isola del Giglio, una nave sul punto di colare a picco, una nave che si potrebbe dover abbandonare in qualunque momento e in tutta fretta. La corte sbandata, quasi isterica, a volte perfino patetica, ci ha concesso qualche soddisfazione: fatti, non soltanto parole, una ribellione aperta che ha evitato la rovinosa caduta del governo di "larghe intese", dopo un'estenuante balletto di dichiarazioni comunicate e smentite in un crescendo rossiniano. A Ballarò, Cicchitto e Sallusti hanno incrociato le spade e sul volto sfatto del Capo abbiamo colto la paura, la rabbia impotente, l'indecisione. Letta ha evitata la crisi di governo incassando la fiducia, Berlusconi è precipitato nei sondaggi...
Ma era questo il "cambiamento" tanto atteso? Formigoni non contro Letta ma con Letta? Cicchito pure? Un gruppo capeggiato da Alfano assurto a dignità (?) di capo della nuova corrente all'interno del Pdl?
Il Paese voleva ben altro: uomini nuovi per una politica nuova. E invece, dopo giorni (anni?) di angoscia ci sfilano davanti gli stessi uomini che di diverso hanno ben poco. Sono i servi del padrone che ambiscono a diventare padroni essi stessi. E' arrivato il momento di stabilire nuove alleanze, raccontare nuove bugie, cambiare la mappa del potere per continuare a tenerlo saldamente in pugno: naturalmente per "il bene del Paese" ...
"Ma mi faccia il piacere", avrebbe detto Totò.
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