lunedì 15 settembre 2008
Primo giorno di scuola
C'è un traffico da ora di punta: zainetti, adolescenze brufolose, grembiuli rosa e azzurri danno un'aria di festa alla città. I miei nipoti, sotto il peso degli zainetti nuovi, corrono verso il gruppo dei compagni di classe. L'odore di scuola, mentre entriamo nella classe seguendo il codazzo dei ragazzini e la maestra, mi scende in gola e risale, eruttando ricordi.
Sono di nuovo in un'aula scolastica - penso.
I muri un po' scrostati - non ci sono mai soldi per l'edilizia scolastica e il problema emerge solo quando una scuola, per una scossa di terremoto, si'ingoia un paio di classi - la carta geografica dell'Italia fisica. Carta, sì! perchè la tecnologia che, fuori, tutto travolge, qui si arresta ritraendosi come il diavolo di fronte all'acqua santa. Gli attrezzi del mestiere sono, oggi come allora: carta e matita, gesso e lavagna. Unica novità tecnologica, rispetto alla scuola della mia infanzia, probabilmente la penna biro.
I bambini sono eccitatissimi e si stanno contendendo i posti: i più veloci e prepotenti si sono già piazzati nele posizioni migliori, al fianco dell'amico o dell'amica del cuore. C'è, come succede anche fuori nella vita, qualcuno che rimane solo e si deve accontentare dell'ultimo posto rimasto libero: a un tiro di schioppo dal naso dell' insegnante.
La maestra è già in cattedra: solitaria. Con l'anno in corso si ritornerà al maestro unico e, al di là di alcune rassicurazioni fumose fatte a livello governativo, non si avrà più la possibilità di optare per il Tempo Pieno. Con buona pace delle madri lavoratrici, dei ragazzi che hanno problemi di apprendimento, dei progetti fatti sul territorio e all'interno della scuola che avrebbero richiesto, per la loro realizzazione, la compresenza di più docenti all'interno delle classi.
Da quando sono andata - delusa, arrabbiata e umiliata - in pensione, è la prima volta che rimetto piede in un'aula scolastica e...nulla è cambiato. Usciamo e la voce della maestra
che dice " Prendete il quaderno e scrivete. Giuseppe vieni alla lavagna a..." ci insegue lungo le scale. Quattro piani senza ascensore. Il bidello aiuta un ragazzino handicappato a salire.
" Quieta non movere et mota quietare ".
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