Ho finito ieri il mio secondo libro. Si è staccato, forse sarebbe meglio dire che me lo sono strappato di dosso, come un maglione bagnato di pioggia. Cosa mettiamo, in un libro, di noi che lo scriviamo? Le nostre emozioni e una storia che è, o era la nostra storia, ma che ora non lo è più.
Perché il potere della scrittura, uno dei tanti, è anche quello di cambiarla la storia, piegarla a un destino diverso. Si arriva a un bivio e invece di svoltare a destra, si prende la strada a sinistra, oppure ci si ferma. Era inverno?, e noi cambiamo il colore del cielo, e spruzziamo di margherite il bordo del fosso. E ci sediamo a riflettere, mettendo in bocca al personaggio scaturito dalla nostra penna, un monologo, una riflessione articolata, consequenziale, lucida che mai la nostra personale impulsività ci avrebbe consentito. E lo seguiamo, questo personaggio che è un nostro doppio dai contorni ancora non definiti, con la sollecitudine e lo stupore di una madre. Come madri vorremmo vederlo crescere e andarsene, indipendente e autonomo, come madri veniamo lacerate dal distacco.
Ora è lì, imprigionato in quel pacco di fogli che, stranamente, non vagano più per tutta la casa, ma sono ben impilati uno sopra l’altro, occupano così poco spazio, e sono costati tanto lavoro, tanta fatica.
Costruire un romanzo non è facile, anche se, paradossalmente lo abbiamo già tutto scritto dentro. Dentro dove? Nel cervello, nella pelle, nell’anima. Nelle decine di osservazioni appuntate in giro per la casa: sul libro delle ricette, sulla prescrizione medica, ma anche nelle rabbie, nella leggerezza di certi momenti, nello struggimento dei rimpianti, nei ricordi che ci sorprendono o ci hanno sorpreso a tradimento Lui, il romanzo, con la sua storia, è fatto di noi, delle nostre parole, idee, speranze, tic, sogni, paure e illusioni e da noi è completamente diverso.
Come un figlio.
E come un figlio che se ne fosse andato, a conquistare il suo posto nel mondo, questa mia storia parallela che ha riempito di sé tanta parte delle mie giornate, oggi, mi manca.
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