Il sole calante accendeva il mare e una brezza leggera faceva dondolare i velieri. Salivano e scendevano balle di stoffa, sacchi e cesti lungo le scalette traballanti che univano le navi ai moli. Pile di mercanzia si alzavano e altre decrescevano ai piedi delle navi e nelle stive. Le urla dei marinai e degli scaricatori fendevano l'aria, mescolandosi allo sciabordio dell'acqua, al rumore delle catene delle ancore, allo schioccare secco del cordame che si avviluppava su se stesso. Nelle pieghe del vento, sussurravano aspri o dolci lingue e dialetti del Mediterraneo e dell'Egeo. Il Moro, seduto davanti al bancone di una delle osterie del porto sorseggiava il vino forte e dolce di Salonicco, affacciandosi ogni tanto a controllare la sua nave. La Capinera era ormai la sua casa e soltanto in mare aperto, la faccia offerta al sole e al vento, si attenuava il ricordo di Maria, quel desiderio di lei che lo aveva indotto a partire, nel tentativo di fuggire da se stesso, dai suoi pensieri che, ossessivi, lo riportavano sempre lì, a quella donna dalla pelle chiara e morbida come la seta, a quelle poche ore in cui l'aveva avuta... e ancora sentiva - indelebile nel ricordo - quella sua risata di gola, piena e tintinnante come una cascata di monete d'argento. La ricordava al ballo di Carnevale, tra le braccia del Veneziano: per la prima volta aveva parlato con lei, accompagnandola a casa, in quella notte che aveva cambiato la sua vita.
"Siete il comandante della Capinera?" La voce dell'uomo accanto a lui lo distolse dai suoi pensieri.
"Sì" rispose, voltandosi .
"Gran bella nave" continuò il suo vicino, aggiungendo "Da dove venite?"
"Da Trieste" rispose il Moro.
"Il mondo è piccolo: sono di Trieste anch'io" rispose l'uomo, ordinando da bere per tutti e due.
"Quando avreste intenzione di ripartire?"
"Domani mattina, alle prime luci dell'alba".
"Io devo tornare a Trieste..." disse l'uomo e il Moro, alzandosi un po' barcollante, gli sussurrò "Siete fortunato! Ormai ho la stiva piena di merce, torno a Trieste anch'io".
"Benissimo! Affare fatto e...quanto mi costerà?"
Il Moro sorridendo gli rispose:"Dipenderà da ciò che sarete disposto a fare a bordo" e, osservandolo pensieroso, aggiunse "Sapete scrivere?"
L'altro fece un cenno d'assenso con la testa.
"Allora mi catalogherete la merce".
Poi, assestandogli una manata sulla spalla, lo invitò a seguirlo.
Negli occhi dell'uomo passò un lampo d'ironia, mentre un sorrisetto gli incurvava le labbra sottili e ben disegnate, ma il Moro era troppo ubriaco per cogliere questi particolari e, traballando, mentre una melodia simile a una nenia gli saliva alle labbra, precedette l'uomo uscendo dalla taverna. Pochi minuti dopo si ritrovavano entrambi ai piedi della scaletta della Capinera, le prime ombre della sera che annunciavano l'oscurità di una notte senza stelle. (continua...)
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