La Capinera, le vele gonfie di vento, si allontanava da Salonicco. All'orizzonte, mare e cielo si fondevano senza soluzione di continuità in un azzurro acceso dando la sensazione, che mozzava il fiato, di poter essere risucchiati, in ogni momento, in un gorgo turchino.
Il Moro respirava quell'odore aspro di mare fissando le onde, i ricordi che arrivavano a folate. La stiva scoppiava di merce e l'equipaggio lo venerava. Per un istante un sorriso addolcì il suo volto massiccio, mentre ricordava come fosse riuscito, con pochi danni, a salvarsi da una tempesta che si era ingoiata velieri ben più attrezzati della Capinera. Imbrigliate le vele, si era fatto legare al timone e aveva affrontato quelle onde gigantesche senza mostrare il minimo timore. I marinai, terrorizzati, gli avevano detto di aver provato la sensazione di assistere a una battaglia all'ultimo sangue tra un dio, nero come la notte, e un mare pazzo di vento e tempesta. Da quel momento, in cui la sua prestanza fisica e la sua forza si erano fuse con il coraggio, ogni suo atto aveva acquisito un'autorevolezza che nessuno avrebbe più osato porre in discussione. Ora sapeva cosa avrebbe dovuto e potuto fare: vendere la merce e sparire in quel vasto mare che era il suo mondo, con la nave e l'equipaggio che l'avrebbero seguito ovunque. Anche all'inferno. Nei confronti di chi avrebbe dovuto avere degli scrupoli? Del Veneziano? Erano pari, non gli doveva più nulla. Ma che ne sarebbe stato di Maria? Come un cristallo di pregio, anche lui aveva un punto di rottura e era quella donna. Mettere tra loro miglia e miglia di mare non era servito a nulla. Anzi! La lontananza, concedendo alla fantasia di volare libera dal confronto con la realtà, aveva circonfuso di una luce irreale l'immagine di lei che si portava dentro. Doveva rivederla, parlarle, sapere cosa volesse e, soprattutto, cosa l'avesse spinta a tradire il marito. Forse lo amava e aveva già intuito la superficialità e l'arroganza celate sotto quella patina di eleganza e raffinatezza formale del marito?
Viaggiatore, sperso nel deserto della sua solitudine, il Moro intravide un miraggio, e su quell'immagine, nata dai suoi bisogni, diresse la sua nave. E la sua vita.
"Si torna a casa" tuonò, facendo esplodere la ciurma in un urlo di gioia che percorse la nave in lungo e in largo. Distolto dal suo lavoro, il viaggiatore conosciuto a Salonicco, che nella stiva stava inventariando la mercanzia, sollevò il capo e poi, intuendo il motivo di quel'allegria, ridacchiò, riprendendo, serio, il proprio lavoro. (continua...)
Nessun commento:
Posta un commento