lunedì 30 giugno 2008

CIPRIA, LA CICOGNA PASTICCIONA







C’era una volta una cicogna di nome Cipria ma, fate attenzione bambini, non era una cicogna come le altre. Nel suo mondo, fatto di montagne cupe e laghi ghiacciati rischiarati appena da un sole che giocava a nascondino con i pallidi abitanti di quei luoghi, c’era una gerarchia che assegnava il massimo valore socio-economico ad una ristretta élite di animali: le cicogne alle quali venivano affidati i bambini da consegnare in giro per il mondo.
Vi potete rendere conto da soli della delicatezza del compito assegnato alle cicogne in questione: migliaia di bambini: bianchi, neri, gialli e rossi da consegnare, ogni giorno, trecentosessantacinque giorni all’anno, in ogni angolo del pianeta, facendo molta attenzione a non confondere i bambini, gli indirizzi e le date di consegna.
Si sussurrava che alcuni anni prima una cicogna – perché di queste questioni così delicate neanche in quel pur libero e democratico paese apertamente si parlava – affetta da strani disturbi avesse fatto delle consegna sbagliate. Due gemelli, neri come la pece, destinati a genitori della Costa d’Avorio, erano finiti in un superbo attico della Quinta Strada a New York.
Be’, vi potete immaginare le conseguenze: un avvocato di colore, amico d’infanzia della giovane moglie del finanziere nonché legale della coppia, era stato preso a pistolettate dal marito in questione essendo stato ritenuto, a torto ovviamente, l’amante della giovane signora e presunto padre naturale dei gemelli. In Costa d’Avorio era toccato al sacerdote che dirigeva la missione, unico bianco nel giro di chilometri, di essere ferito a colpi di lancia dal padre dei gemelli, cosa questa che aveva provocato serissimi problemi con la Santa Sede, chiusura della missione e blocco degli aiuti umanitari a quel paese da parte dell’ Europa.
Cicognat, il paese delle cicogne, aveva deliberatamente ignorato quanto avvenuto, temendo la revoca del contratto, in effetti assai lucroso, che consentiva alle cicogne di detenere il monopolio della consegna dei neonati nel mondo.
Prima di morire, stroncata dalla malinconia e dalla tristezza, Cipria aveva fatto parecchie consegne sbagliate contagiando con il suo pessimismo altre cicogne che, a loro volta, avevano incominciato a fare pasticci: bambini portati a coppie sposate da due mesi (consegne anticipate), bambini non consegnati a coppie in attesa (gravidanze immaginarie), bambini consegnati a madri sessantenni (inseminazioni artificiali). Ebbene sì, ragazzi, quelle tra parentesi, furono le giustificazioni addotte dai servizi segreti di Cicognat per conservare i loro privilegi.
Ad un certo punto, un giornalista ebbe dei sospetti: troppi bambini nel mondo cominciavano a soffrire di depressione infantile. Agli psichiatri, che li avevano in cura, confidavano di sentirsi dei “diversi” ai quali, troppo spesso in famiglia, veniva detto:” Questo da dove viene? Chi è? A chi assomiglia ?”.
Malinconicamente, sempre più spesso, i bambini venivano etichettati come “ disturbati” e, in quanto tali, non accettati, poco amati e, qualche volta, a stento tollerati.
Il giornalista in questione cominciò ad indagare: parlò con medici, biologi e genetisti. Altri s’interessarono al problema; vennero fatte diverse ipotesi. “ Ma certo “ dissero i preti “ le madri, troppo libere sessualmente, non sapevano più chi fosse il padre dei loro bambini.” Qualcuno ipotizzò che l’inquinamento del pianeta avesse alterato i meccanismi biologici dell’ereditarietà, facendo nascere bambini biondi con occhi cerulei ai giapponesi e bambini con gli occhi a mandorla e il culetto basso agli svedesi.
Fu quando le balene cominciarono a suicidarsi in massa, arenandosi su fondali troppo bassi, i delfini, dimentichi della loro naturale ritrosia, iniziarono a giocherellare con gli umani e i cani si misero il paltoncino d’inverno ( qualcuno osò anche gli stivaletti!) che alcuni alzarono il naso in aria e cominciarono ad osservare le cicogne. Certo!, sembravano le cicogne di sempre, anche gli uomini sembravano gli uomini di sempre e così le stagioni e i prati bianchi di margherite e il mare che era sempre azzurro e ogni sera ingoiava il sole, ma qualcosa era cambiato e il giornalista coraggioso trovava sempre più persone disposte ad ascoltarlo.
I servizi segreti di Cicognat entrarono in azione e il giornalista fu trovato morto nella propria camera d’albergo. La polizia ne attribuì il decesso ad una indigestione di noccioline americane,
ma la sua fidanzata dimostrò, senza ombra di dubbio, che era allergico alle noccioline. A questo punto lo scandalo non fu più arginabile e a Cicognat arrivò una commissione d’indagine nominata dall’Associazione mondiale per i Diritti umani che cominciò ad indagare.
Anche in quel paese il clima era cambiato, la temperatura era aumentata sciogliendo i ghiacciai e facendo sbagliare alle cicogne, istupidite dal caldo e frastornate dai cambiamenti nel paesaggio, direzione. Gli animali si erano fatti estremamente collerici: liti furibonde scoppiavano di continuo per futili motivi e molte cicogne, dedite all’alcool, non si presentavano al lavoro, sostituite da altri animali, perfino fenicotteri e fagiani, trovati, in fretta e furia all’ultimo momento, per effettuare le consegne dei bebé.
La commissione stilò un lungo e particolareggiato rapporto, rescindendo il contratto con Cicognat
e indicendo un concorso, a livello mondiale, per sostituire le cicogne. Si presentarono, in rappresentanza dei loro paesi, molti animali e, alla fine di una lunga e accurata serie di controlli, la scelta cadde sulle lumachine che avevano proposto la consegna dei bambini sotto i cavoli degli orti.
Tutti mangiavano i cavoli, gli orti erano dappertutto, le lumachine erano lente, ma tenaci ed estremamente precise e, soprattutto, modeste nelle loro pretese.
La commissione promise che, per il futuro, i controlli sarebbero stati severissimi, ma che fare per il passato? Come rimediare agli errori commessi?
Altri studiosi vennero incaricati di studiare il problema: si tennero seminari di studio nelle università, le famiglie si rivolsero agli psichiatri, gli psichiatri si rivolsero ai politici che istituirono commissioni d’indagine, i politici consigliarono di pregare e i preti tuonarono dal pulpito, anche loro invitando alla preghiera, perché che altro si poteva fare? La baraonda generale continuava, anzi peggiorava di giorno in giorno, finché un bambino, che a loro, alla loro innocenza, è comunque affidata la salvezza del mondo, disse: ” Se un mio amico ha gli occhi a mandorla e i miei sono tondi come chicchi d’uva o ha la pelle scura, mentre la mia è chiara e sbiadita come un abito stinto, che differenza fa? E’ un mio amico e io gli voglio bene egualmente e lo accetto – ecco la parola
chiave – per ciò che è “.
Il brusio del mondo tacque di colpo, miei cari bambini; tacque per pochi minuti, perché non tutti misero in pratica il consiglio di quel bambino, ma tutti, anche se solamente per un attimo, capirono che solo quella sarebbe potuta essere la via da seguire, solo il rispetto della diversità, qualunque diversità, avrebbe potuto salvare i diversi dall’infelicità. E così fu, bambini, anche se al mondo ancora troppe persone non sanno, non possono o non vogliono farlo.

domenica 29 giugno 2008

Prigioni

Era nata feroce(mente) bella. Come sua madre. Come sua nonna.
Gli occhi degli altri addosso.
Sempre.
Sguardi malevoli, avidi, ghiotti che la seguivano ovunque, la stanavano dai suoi pensieri, le imprimevano sulla pelle desideri non cercati, non condivisi.
Cercò l'amicizia femminile: le fu negata.
Gli uomini mentirono, imbrogliarono, ricattarono per avere la più bella del reame.
Il più abile, fingendo d'amarla, la imprigionò in una rete di bugie, le più incredibili del reame.
La liberò dalla bellezza, per ingabbiarla in una ragnatela di rughe, il tempo.
La porta dell'ultima prigione la dischiuse la morte.
Fu finalmente libera. Dalla vita.