giovedì 27 novembre 2008

Mamme in cattedra

Nel mio precedente post ho accennato alla femminilizzazione della scuola, riferendomi alla classe docente. Negli ultimi anni del mio insegnamento i miei, e non soltanto i miei , consigli di classe erano formati quasi esclusivamente da donne e, fino qui niente di male, anzi qualcuno potrebbe anche dire niente di meglio...
Le donne hanno, spesso, maggior spirito di sacrificio, almeno così si dice. E si vede.
Chissà come mai?
Le donne sono più accoglienti, più comprensive. Da cosa dipenderà?
Le donne sono più sentimentali, oppure no?

Poche insegnanti sono iscritte al sindacato. Ne ricordo pochissime che aderissero agli scioperi, scioperi sacrosanti a tutela di una qualità dell'insegnamento che si andava pericolosamente deteriorando. Quante volte ho sentito la frase:" Mio marito è contrario".
Il poco considerato lavoro del docente è, in realtà, molto importante.
La scuola dovrebbe, affiancandosi alla famiglia, educare.
I ragazzi ci guardano, a volte passano più ore con alcuni insegnanti che con i familiari.
Ci osservano e ricordano tutto, anche i più distratti!

Si educa con la pazienza ma anche con il rigore. Si educa al rispetto delle regole. Che devono essere eguali per tutti.
" Ma sono ragazzi! Non si sono resi conto, lasciamo perdere"
Frasi sentite decine di volte fino alla più emblematica e problematica "Per me sono come i miei figli!"
Il nodo della maternità che si ripresenta a ritmare, a modificare l'operato di noi donne.
" Sai la collega d'italiano non ha figli, non capisce!"
" Si vede che lei ha figli, professoressa ".

Ma le regole, la preparazione e la competenza professionale non dovrebbero prescindere dalla nostra condizione di madri?
In cattedra siamo madri o insegnanti?
Secondo me dovremmo essere insegnanti perchè di madri ne basta, e a volte anche ne avanza, una.
Se poi la nostra esperienza di persone si è arricchita dell'esperienza materna, ben venga.
Ma la scuola non è una succursale della famiglia, è l'alternativa alla famiglia, o dovrebbe esserlo. Quindi la scuola rappresenta il primo contatto con quello che sarà il mondo, dove ci si dovrà comportare in un altro modo, dove ci saranno anche gli altri, dove gli spazi di libertà dovranno o dovrebbero essere eguali per tutti, dove non saranno figli e figlie, ma uomini e donne.

Con padri (in famiglia), impegnatissimi nel lavoro, e insegnanti (a scuola), troppo spesso chiocce, sono venuti a mancare punti di riferimento troppo importanti, soprattutto per gli adolescenti maschi.
Quando valutando la preparazione, mai l'alunno, gli appioppiamo un quattro, sarà normale che la madre anche lo consoli. A noi docenti, invece, dovrebbe spettare il compito di superare o perlomeno affrontare altre problematiche: di apprendimento, disinteresse o altre difficoltà che potrebbero giustificare l'impreparazione del ragazzo.

Altro spinoso problema legato alla femminilizzazione del corpo docente: la mancanza del senso di appartenenza a una categoria specifica, l'orgoglio del proprio lavoro, la coscienza della sua rilevanza all'interno della società. Coscienza da cui dovrebbe scaturire la 'pretesa',più che legittima, di migliorioramenti salariali.
Quante volte ho sentito quel "mi accontento"o "la cosa importante è poter conciliare lavoro e famiglia, tanto mio marito ha uno stipendio abbastanza buono". Le donne si "accontentano", e vivono la professone come una missione. Eh sì perchè la donna è, o dovrebbe essere, anche caritatevole. Dovrebbe darsi senza chiedere nulla, o poco, in cambio. Abituata al lavoro domestico non retribuito non ha ancora acquisito una coscienza lavorativa e professionale.

Spesso ho sentito borbottii nei corridoi, ma che qualche insegnante presentasse una protesta scritta o venisse presa la decisione di delegare qualcuna per far presente un'istanza della categoria...Quando mai?

Preciso che ho conosciuto insegnanti validissime: preparate, appassionate nello svolgere il loro lavoro, consapevoli dell'importanza sociale del loro operato e... battagliere! Ma, purtroppo poche, ancora troppo poche per dare una connotazione diversa e valida all'intera categoria.
Di chi le responsabilità?


Onestamente, pur se giustificate dal vissuto femminile e legate a condizionamenti difficili da modificare, alcune responsabilità sono anche personali.