mercoledì 28 aprile 2010

La casa delle bambole - racconto a puntate - (n°15)

Non le bastava l'anello? Evidentemente no - pensai, mentre lei mi chiedeva: "Ho bisogno di bere qualcosa di caldo. Mi... ". Alzandomi, la interruppi prima che completasse la frase.
Mi sentivo soffocare in quel solaio. Era cambiato soltanto il mio passato o anche il mio futuro? Ero frastornata, perché quello che era avvenuto, se da un lato mi toglieva tutta una serie di sicurezze, dall'altro mi confermava la validità delle mie intuizioni e io, io che mi ero sentita - e quel che era peggio - ero stata giudicata una persona dall'immaginazione eccessiva, portata a perdesi in fantasticherie senza senso, improvvisamente scoprivo che la capacità d' intuire, quella percezione dell'esistenza che è tipicamente femminile, che si rifà a una saggezza antica, legata alla Grande Madre, mi apparteneva. Scoprivo che quella voce, che spesso avevo udito, non era malia infantile, ma suggerimento prezioso che riannodava il filo rosso della continuità tra me e mia madre. Era con lei che volevo e dovevo parlare per riannodare quel filo...
Alzai gli occhi dalla tazza e li piantai addosso a Gloria che resse il mio sguardo senza abbassare il suo.
Nessuna delle due parlava: lei aveva alzato le paratie di sempre e non faceva più nemmeno la fatica di fingere per me un'affettuosa sollecitudine.
"Hai trovato ciò che cercavi, sarai contenta?" le chiesi.
"Per essere contenta avrei bisogno di ben altro e tu lo sai. Non dobbiamo più fingere una con l'altra" rispose, alzandosi per andarsene, come avesse fretta, come se, anche per lei, l'aria della mia casa si fosse fatta improvvisamente irrespirabile.
Pochi minuti dopo, mi attaccavo al telefono e chiamavo mia madre, investendola, quasi sommergendola di fatti ed emozioni. Quale non fu la mia meraviglia nel sentirle dire: "Mia cara Giovanna, sei sempre stata una credulona... fin da bambina. Quella donna l'ho conosciuta: è una mitomane. Sono stata costretta a rivolgermi alla polizia per togliermela di dosso. Ti ha raccontato la storia di una presunta relazione tra me e suo padre? Ti ha detto... "
"Sì, mi ha detto proprio questo. Io... " la interruppi, ormai totalmente confusa.
"Tu saresti sua sorella? Giovanna non cambi mai!"
"Mamma, ma io ricordo quella lite terribile tra il babbo e te, la sera, la notte... " balbettai.
"Non ci fu nessuna lite Giovanna: è stato un sogno, soltanto un sogno infantile. E ora calmati. Mi raccomando: stai lontana da quella donna. Spero che tu non le abbia dato nulla?" concluse.
Sentii un brivido serpeggiarmi lungo la schiena mentre le rispondevo: "E' all'anello che ti riferisci?"
"Sì" lei rispose "L'anello che trovai nella scrivania di tuo padre! Ma anche alla bambola".
"Quale bambola?"
"Ah, non te ne ha parlato? No, niente, farneticazioni da pazza... " balbettò.
Perché non le rammentai che soltanto il giorno prima aveva negato l'esistenza di quell'anello? E cosa significava l'accenno alla bambola?
"Mamma stai tranquilla, verrò a trovarti la prossima settimana e ne parleremo con calma" le risposi.
"Stai lontana da quella donna. E' pericolosa, molto pericolosa" concluse.
Io abbassai la cornetta, salutandola.
Quale delle due donne mentiva? Mia madre o Gloria? E, soprattutto, perché? (contina...)