giovedì 4 agosto 2011

Storia di nebbie e acquitrini (puntata n°29)

Era cominciata così... Poche parole pronunciate all'orecchio, un nome sussurrato... Poi, Gualtiero aveva abbandonato del tutto il lavoro di operaio, occupandosi soltanto del controllo del prodotto ma, soprattutto, occhieggiando in giro. Fiutando l'aria come un segugio aveva riprovato sensazioni dimenticate, le stesse vissute dal ragazzino, appena fatto uomo, che, fucile a tracolla, si alzava alle prime luci dell'alba per acquattarsi tra i canneti... In attesa, paziente allora come oggi, convinto che una sagoma nera avrebbe sicuramente trafitto l'azzurro del cielo, per essere inseguita e raggiunta dal colpo sparato dal suo fucile.
"Allora Primo, come andiamo oggi? E' ricominciata la nebbia eh... Fuori c'è un 'fisso' che non si vede oltre il proprio naso... "
"Hmm... " aveva grugnito in risposta l'uomo seduto accanto al banchetto, la testa china sul pezzo sul quale stava lavorando, prima di alzare gli occhi e lasciar scorrere lo sguardo sul sorvegliante, dicendo: "Sta arrivando l'autunno, gli uccelli cominceranno a migrare... Eh capo, se li ricorda quei cieli neri di uccelli migratori? Bastava alzare il fucile, sparare, e venivano giù come neve, come grandine".
Primo era uno degli operai da tenere sotto controllo: era furbo e coraggioso. Veniva dalla campagna, come lui, aveva fatto il bracciante agricolo e Gualtiero, anche se vagamente, lo ricordava. Soppiantato Bepi, il precedente sorvegliante, ora era lui, Gualtiero, a occupare l'ufficio al primo piano, con il suo nome sulla porta e, dentro,  la Rosina, la sua segretaria, a dar luce alla stanza con la sua chioma rossa e ad aggiornare i fascicoli, intestati ai singoli operai. Quello riguardante Primo era uno dei più pesanti: contrassegnato con una stellina rossa, era oggetto di frequenti controlli e, appena due giorni prima, dopo averlo ripreso in mano, Gualtiero vi aveva segnato a matita un punto di domanda.
Era stato programmato un comizio al quale avrebbero partecipato i più importanti gerarchi di Mussolini. L'apparato locale, preposto alla sicurezza, era stato allertato e Gualtiero aveva partecipato all'ultima riunione.
C'era stata una soffiata, un loro informatore aveva sentito qualcosa... Voci, peri il momento soltanto voci di una possible aggressione, ma bisognava vigilare, stare attenti; indagare, senza dare nell'occhio, seguendo tutte le piste.
Il segugio aveva fiutato la preda, ma non l'aveva ancora scovata.
(continua...)
http://falilulela.blogspot.com/2011/07/storia-di-nebbie-e-acquitrini-puntata_25.html

Che spettacolo pietoso

Il Paese precipita - elencare i numeri del disastro sarebbe un'operazione superflua, essendo la situazione sotto gli occhi di chiunque voglia prenderne atto - e il Presidente del Consiglio che cosa fa, che cosa dice al Parlamento e alla Nazione? Balbetta, farfuglia, promette...

Non una parola di scusa per quanto fatto, e soprattutto non fatto, in anni di governo... Ma chi se ne frega, a questo punto, di un pentimento (tardivo), sono altri i problemi, altre le urgenze.

Ci aspettavamo un piano per arginare la crisi, o almeno tentare di farlo. Invece nulla. Promesse, soltanto promesse. Vaghe.

Negli occhi dell'uomo, che finge sicurezze che più non ha, la paura... La paura che la poltrona, lo scranno cui s'aggrappa, si trasformi in nudo tavolaccio di cella, come la carrozza di Cenerentola in zucca allo scoccare della mezzanotte.

E questo, questo sarebbe l'uomo che dovrebbe salvarci dal disastro? Diminuendo il numero delle auto blu in circolazione? Accorciando di una settimana le dorate vacanze dei parlamentari?

Se divario c'è stato fra cittadini e politica, non è mai stato così profondo. 
Incolmabile.