giovedì 10 novembre 2011

Dalla padella nella brace

Chi è Mario Monti? Nominato, in tutta fretta, dal presidente della Repubblica senatore a vita, è stato commissario europeo,dal 1994 al 1999, per nomina del primo governo Berlusconi,  e dal 1999 fino al 2004, per nomina del primo governo D'Alema. 

Ma è soprattutto "uomo di mondo", iscritto a club prestigiosi come il Bilderberg, l'Aspen Institute (di cui è  attualmente presidente Giulio Tremonti e vicepresidente Enrico Letta) e la Trilateral Commission, espressione di una classe/casta di tecnocrati che privilegia l'incontro, il confronto e il dibattito (rigorosamente "a porte chiuse") su temi vari, di attualità, in un'ottica globale (che sia partita da qui l'idea di "globalizzare" il mondo?) e con un'attenzione particolare alla business community internazionale.

Dov'era questo distinto signore negli anni in cui è stato consentito al mondo bancario/finanziario di diventare un Far West (esercitando pressioni sui governi affinché venisse smantellata la normativa che tutelava i risparmiatori), di inventare e diffondere titoli tossici (tutta la complessa serie dei prodotti derivati),  di dare il via  a quella nuova arma letale -  per conquistare le nazioni, senza spargimenti di sangue - che è l'attacco ai debiti pubblici a suon di vendite miliardarie allo scopo di rendere tali debiti insostenibili?

Sappiamo che frequentava Mario Draghi (suo ex collega come consulente alla Goldman Sachs), Tremonti, Lucas Papademus (banchiere proposto per il governo tecnico greco) con i quali discuteva di strategie politiche in club privatissimi... E la trasparenza? Quella è d'obbligo nelle istituzioni, non nelle riunioni private fra (e dei) potenti.

E questo elegante signore dovrebbe "salvare" il Paese dal baratro? Quale Paese? Quello dei pochi che hanno tremato di fronte alla minaccia di una "Patrimoniale", o che falliscono portando i loro patrimoni all'estero, o che evadono le imposte? E il resto del Paese?

Questa è la prima domanda che m'inquieta; la seconda riguarda il PD...  che per sostenere questo signore accetta di allearsi con Fini e Casini.
Fini e Casini?

E, dopo il diluvio, Mario Monti aprì l'ombrello.

E' una grigia mattina di novembre: grigio uniforme screziato dalle pennellate gialle delle foglie cadute. La gatta, sul davanzale, annusa l'inverno in arrivo, io rumino sulle mie storie, mentre la Storia mi si srotola davanti: Berlusconi, il piccolo tiranno che regna dal 1994 sul Bel Paese, ha annunciato le sue dimissioni. Com'è nel suo stile, una promessa, solo una promessa. Sarà l'ultima di una lunga serie e la prima mantenuta? Chissà?

L'omino si lascia alle spalle un paese distrutto. Devastato. Non è riuscito, né avrebbe potuto, fare tutto da solo: ha avuto numerosi e validi collaboratori: tutti gli italiani - tanti, troppi  - che lo hanno votato, tutti i servi - molti - che lo hanno adulato e incensato. Ha, come i torrenti che abbiamo visto esondare in questi giorni, trascinato nel fango, sommerso e sporcato tutto ciò che ha trovato sul suo cammino. Sarebbe tutto da buttare per voltare pagina e ricominciare ma, come dopo un'alluvione o un terremoto, si fruga tra le macerie e si cerca qualcosa che, pur ammaccato, sia ancora utilizzabile.

Un Bersani cos'è? Un tavolo senza una gamba, che traballa ma può ancora stare in piedi? E Fini, il grande traditore? Una collanina da battesimo che sembrava d'oro, ma a guardarla bene era ed è d'ottone? E Casini? Una radio rotta che emette un suono che abbiamo già sentito, tanto tempo fa, molesto e ripetitivo, come le scontate prediche domenicali di un parroco noioso?.

Dietro a noi che frughiamo, a controllare che non ci si metta in tasca un anellino storto o un vassoietto d'argento, stanno a fucili spianati, gli Europei, quelli che dovrebbero salvarci ma che, per il momento, controllano che nulla venga trafugato. Ma non era ed è "roba nostra"? Beh, sì e no: è tutto da vedere!

La classe politica italiana, caduto - si fa per dire! - Berlusconi, non sa che fare. Ma non avevano nel cassetto fior di programmi particolareggiati? Precisi? Dove sono finiti? Ammesso che siano mai stati scritti, ora dovranno essere buttati: i mercati macinano perdite e  bisogna fermarli, recuperando la famosa "credibilità
perduta". Come? Firmando una cambiale in bianco, come si fa con i mafiosi: noi mettiamo la firma, loro la cifra. "Loro" chi? Beh, non i politici, poiché una buona metà ha già perso la faccia e la parte restante non può rischiare di perderla e, soprattutto, di perdere i voti del proprio elettorato!

E allora mettiamoci Mario Monti al governo: un tecnico va bene per tutte le stagioni. Ma non  è un economista nonché banchiere? Ma gli economisti non ne hanno azzeccata una da lungo tempo e i banchieri non sono i responsabili della peggiore crisi finanziaria nella storia del capitalismo?
Sì, e allora?