martedì 9 ottobre 2012

Anime in gabbia


Non hanno sbarre né bugliolo né chiavistelli, soltanto letti impilati uno sull'altro a mangiarsi lo spazio esiguo da condividere con altri, eppure da queste prigioni non si fugge. Altro che Alcatraz e progetti di libertà fantasticati, studiati e realizzati con l'happy end di prammatica.
Ci si deve rassegnare a marcire in galera, innocenti. Altro che tre gradi di giudizio, non c'è merito o competenza che tenga; una volta condannati si rimane lì, appesi a sbarre inesistenti a sbirciare la vita degli altri vedendo scorrere le stagioni: la prima rondine che riga di nero il cielo, l'ultima pioggia d'autunno che ha già sapore di tramontana, l'acquazzone d'agosto che spegne l'estate...
A volte ci s’illude di scappare, si allunga un piede, ci si ferma esitanti, in attesa. Un alto passo, un po' più sicuro. Un altro ancora e nessuno ci blocca.
E che ci faremmo fuori?
Ciò che ingabbia protegge o viceversa?
Forgiate dalla paura, sbarre spuntano come funghi.
Crescono come pane lievitato al caldo.
Si dovrebbe rinascere con un altro carattere per fuggire da questo carcere di massima sicurezza.

Non c'è grimaldello che possa liberare dalla sua prigione un'anima in gabbia.