lunedì 2 gennaio 2012

Storia di nebbie e acquitrini (Puntata n°16 - Parte seconda)

Il salone riluceva di luce, ma discreta. Soffusa. Gualtiero si guardava intorno osservando i volti, le mascelle in movimento, le bocche che ingoiavano cibo ed emettevano parole. I camerieri scivolavano silenziosi, le facce impassibili. Ascoltavano? I discorsi erano, come il pranzo, appena agli antipasti... Si tastava i terreno, preparandosi al piatto forte. 
Sollevò lo sguardo: Marilena sedeva di fronte a lui, le belle spalle pallide scoperte dall'abito di seta che conservavano quella fragilità affascinante, un po' infantile che aveva incantato Gualtiero. Educazione da collegio di monache e indole la rendevano perfetta per quella cena che nulla lasciava  all'immaginazione. Sorrideva, Marilena, limitandosi ad annuire.
Il Presidente non le toglieva gli occhi di dosso. La moglie, del Presidente, nemmeno.
Lui, Gualtiero, non poneva domande, non si esponeva, limitandosi a rispondere a quella sorta di stantio interrogatorio al quale si viene sottoposti in un ambiente nuovo. Aspettava, come tante volte aveva fatto in quelle albe fredde e terse che annunciavano la fine dell'estate, nascosto tra i canneti sul fiume. Come allora, aspettava che si alzassero in volo le anatre selvatiche, il fucile carico, il dito sul grilletto... La cosa importante era non muoversi per primo, avere pazienza. E generazioni di contadini gliela avevano insegnata quella virtù antica che fa cadere il frutto, quando è maturo, dall'albero, sgorgare il latte dalle mammelle e far nascere i vitelli dal ventre delle vacche, quando la luna è "piena" al punto giusto.
"Così, venite dalla campagna?"
"Sì".
E già si rivolgeva alla moglie, il Presidente, poiché di lui sapeva tutto o, perlomeno, quanto aveva ritenuto importante sapere.
"Voi non siete cresciuta in campagna e non avete l'accento emiliano... "
Marilena rispose: "Infatti". Poi tacque, concentrandosi sul piatto che aveva davanti.
"Allora Debosi di questo vino cosa ne dite?" e già citava l'annata, ma un po' seccato anche se quasi impercettibilmente, il Presidente, per quella riservatezza quasi  scontrosa che, data la posizione che lui occupava nella gerarchia sociale della città, quella donna non avrebbe dovuto riservargli. "Strana coppia, quei Debosi, esemplari di una nuova fauna che il fascismo aveva creato, obbligandolo a frequentarli. Fascisti della prima ora, un po' fanatici ma sicuri, disposti a farsi ammazzare per il Duce. E del Duce, e soprattutto dei suoi favori, lui e la sua fabbrica avevano bisogno... " pensò, gustando il vino e attendendo la risposta di Gualtiero che si perse, però,  favoleggiando tra sé e sé su quelle spalle di cui immaginava la morbidezza mentre il vino gli scendeva lungo la gola combinandosi con il sapore forte e dolce del culatello.
"In campagna non lo abbiniamo allo champagne, come fate voi, ma devo dire che in coppia con i nostri salumi pregiati ne esalta il gusto" rispose Gualtiero, sorseggiandolo lentamente, mentre aggiungeva "si sposa bene, però, anche con i nostri 'rossi' frizzanti, i vini dei Colli piacentini... "
La moglie del Presidente intervenne:
"Io affogherei tutto nello champagne rosé".
"Anche i dispiaceri?" sussurrò Marilena.
Un istante di silenzio calò sui commensali, subito infranto dalla risata di uno dei presenti che fino a quel momento non si era fatto ancora sentire.
"E' anche spiritosa la vostra signora" disse, fissando Marilena e rivolgendo subito dopo la sguardo a Gualtiero che rispose: "E' una delle sue doti". " Abitualmente nascoste" aggiunse, fissando la moglie con uno sguardo opaco.
Un sottofondo di risatine femminili accompagnò le sue parole. Soltanto la moglie del Presidente non rise.                                                                                           Guardò  Marilena e si vide riflessa nei suoi occhi e, solo a lei, complice, rispose: "Anche quelli, ma non sempre".
Il cameriere sollevò il coperchio della zuppiera e il profumo dei tortelli di zucca invase la stanza.

(Continua... )