venerdì 30 dicembre 2011

Chi ha mai visto uno squalo ridere?

Uno più educato dell'altro questi ministri, eloquio misurato, appena sottolineato da sorrisi accennati che i denti non li lasciano nemmeno intravedere... Del resto, chi ha mai visto uno squalo ridere? E' abissale la differenza rispetto ai politici che li hanno preceduti. Salta all'occhio: eppure, invece di rassicurarmi, m'inquieta.
Alla politica, da parecchio tempo, non avevano accesso, frutto di una selezione rigorosa, i migliori. Avidi, corrotti, arroganti, decisi ad acciuffare anche un solo pizzico di potere ma a tenerselo ben stretto tra le dita, i politici di oggi sono stati i protagonisti di una commedia, evolutasi in spettacolo di varietà d'infimo ordine, culminato, infine,  in tragedia. Poi è calato il sipario, sotto un mare di fischi e - miracolo dei miracoli - cosa è apparso? Un'armonia misurata  e perfetta di canto, mimo e danza, tipo Kabuki per intenderci, ossia raffinato teatro giapponese.
A differenza dei politici, gli attuali tecnici, sono frutto di una selezione basata su criteri diversi: sono gli uomini (e le ben poche donne) che hanno vinto facendo vincere. Sono stati i "consiglieri", quelli che hanno guidato le grandi istituzioni internazionali, partecipato ai summit più esclusivi, insegnato nelle università più prestigiose... Sono fatti di un'altra pasta, avvezzi a convivere con il potere, a condividerlo, facendone parte, ma con discrezione. Senza inopportuni schiamazzi.
Sono preparati, professionali e... sinceri. Non raccontano balle. Perché dovrebbero farlo? Non devono fare i conti con i sondaggi, né risultare "simpatici", e men che meno rassicurare. Sono stati chiamati a risolvere problemi. Pratici. A salvare l'Italia. Concetto vago... Quale Italia? Quella dei ricchi, quella mafiosa, quella operaia? O quella dei giovani? Dei vecchi, delle donne, dei malati?
Per me - e tanti/e come me - l'Imu (leggi nuova Ici), ad esempo, non è solo una nuova imposta: è anche un furto legalizzato, una patrimoniale iniqua che colpisce chi ha pagato le tasse (non eludendo e non evadendo).
E', insomma, anche una faccenda morale e, oserei dire, passionale... Che non è gazzarra leghista, pagliacciata berlusconiana e "buonismo" di sinistra. 
E' un'altra cosa: è la Politica!
Quella di Pertini, Berlinguer, Nenni, De Gasperi... 
Che tristezza e che... nostalgia.




giovedì 29 dicembre 2011

Storia di nebbie e acquitrini (Puntata n° 15 - Seconda parte)

Masticando tra i denti un'imprecazione, Gualtiero, a voce alta, mentre la Rosina riallacciati i bottoni della camicia spariva nello stanzino accanto subito seguita dal ticchettio imperioso dei tasti della macchina da scrivere, esclamò: "Avanti!", assumendo quell'aria meditabonda che, nell'uomo d'azione, simboleggia la riflessione. 
La porta si aprì inquadrando il fisico massiccio del Presidente della società. 
Gualtiero, abbandonata l'aria marziale in omaggio alla gerarchia, gli andò incontro, stupito ma ossequioso, rimanendo impalato di fronte al capo, mentre si chiedeva cosa potesse averlo indotto a presentarsi nel suo ufficio.
"Se vuole accomodarsi... A cosa devo... " borbottò, ma l'uomo davanti a lui lo interruppe. Deciso.
"Siete molto stimato nelle 'alte sfere' ", dichiarò, rifiutando la seggiola che Gualtiero gli offriva.
Seguì un attimo di silenzio; poi, tra il serio e l'ironico, il Presidente esclamò: "Sembra siate un ottimo segugio!"
Gualtiero, rassicurato e inorgoglito dalle parole pronunciate, piegò appena la schiena. In silenzio, in attesa.
L'altro lo guardava, una punta di disprezzo nello sguardo.
"Hanno pensato a voi per un incarico delicato. Molto delicato." commentò.
"Ne sono onorato... " rispose Gualtiero.
"Mia moglie è un'ottima padrona di casa e ha organizzato una cena" aggiunse.
"Quando?" chiese Gualtiero.
"Questa sera; quattro chiacchiere". Poi, mentre la sua voce sembrava subire una qualche forzatura, aggiunse: "Tra amici e, se posso permettermi, portate la vostra - a quanto mi è stato riferito- deliziosa Signora".
Poi, brusco e nuovamente imperioso, "Per il Duce e per la Patria... " borbottò il Presidente, facendo il saluto fascista, prima di voltare la schiena  a Gualtiero e uscire, con evidente sollievo, dall'ufficio.
Nell'aria rimase una traccia lieve di colonia maschile. Di marca.

(continua... )

mercoledì 28 dicembre 2011

Storia di nebbie e acquitrini (Puntata n° 14 - Parte seconda)

Il treno, diretto a Lugano, attraversava verdi campi squadrati e paesi che sembravano dipinti con le matite colorate da uno scolaro puntiglioso. Ogni tanto dalla locomotiva si levava un  fischio che rompeva il silenzio lasciando indifferenti i passeggeri, ad eccezione di quei due uomini che sobbalzavano, entrambi, sollevando il basco calato sulla faccia, svelando la barba non rasata da giorni che, come una ditata di sporcizia sulla faccia di un minatore, ne scuriva i volti che tradivano oltre alla stanchezza una persistente, strenua attenzione. Il Professore, battezzato Piero, si guardava intorno stranito, osservando quei volti rilassati o corrucciati, qualcuno annoiato... Avvertiva la fatica, percepiva la variabilità delle emozioni e dei caratteri, ma anche quel  denominatore comune che identificava i passeggeri dando loro un'aria vagamente ottusa. Si scambiavano commenti sul tempo, sui raccolti, sui fatti del giorno... Qualcuno rideva, altri, dubbiosi, si grattavano il mento, e c'erano pure quelli che, desiderosi di essere lasciati in pace, rispondevano freddamente, abbassando le palpebre per comunicare una decisa indisponibilità al dialogo.
Insomma, ciascuno faceva ciò che voleva: educatamente, ma in libertà. In libertà - pensò Piero, e quella parola sembrò scoppiargli dentro come un petardo natalizio, come  fuoco d'artificio che in una notte d'estate, cascata di stelle colorate, si spenga prima di giungere a terra.
Rimpianto e rabbia gli esplosero nello sguardo, gli contrassero le mani a pugno sbiancandone le nocche che sembrarono, per un istante, bucare la pelle. Non mi prenderanno, non finirò nelle loro grinfie... Combatterò contro i fascisti fino all'ultimo respiro... - pensò, cogliendo lo sguardo interrogativo del passeggero che gli stava seduto davanti. Accennò un sorriso, riprendendo il controllo, e chiese: "Manca molto per Lugano?"
L'uomo lo squadrò, poi, rassicurato da quel sorriso, rispose: "Siamo quasi arrivati" aggiungendo "da dove venite? Siete italiani?"
Piero annuì, allungando un colpetto al compagno che gli sedeva accanto e che sobbalzò, spaventato, portando la mano, in un gesto quasi automatico, alla tasca. Ma gli bastò un'occhiata circolare per fargli ricadere la mano in grembo e fargli nascere sulle labbra un sorriso.
Il  treno rallentava la sua corsa: erano arrivati a destinazione.
Erano salvi!

(continua... )

lunedì 26 dicembre 2011

Banche centrali e testate nucleari

E, ora, finita la fase uno ("prendi i soldi e... scappa"), il governo dei "tecnici" darà l'avvio alla fase due, in merito alla quale ci sarebbero già (?) in circolazione delle idee. 
Idee?
La situazione impone un rapido riepilogo in merito agli obiettivi della manovra in atto conseguiti o da conseguire. Ispirata ai tre (irrinunciabili ma diversamente procrastinabili) principi dell rigore, dell'equità e dello sviluppo, per il momento, si è limitata a centrare l'obiettivo del rigore, permettendo al governo Monti di raccogliere circa 30 miliardi di euro, agendo, però,  quasi esclusivamente sull'imposizione fiscale, innalzata a livelli tali da sconvolgere anche la tradizionale suddivisione in classi della società. 
Infatti la cosiddetta "classe media" si sta volatilizzando, assorbita da una massa di poveracci che fino a questo momento erano tali, soprattutto, perché disoccupati. L'anomalia, la follia, l'ingiustizia (non saprei in che altro modo definirle) di questo declassamento colpiscono, attualmente anche se non sempre, occupati, persone che hanno un lavoro, ma remunerato in misura così limita, da non consentire - procurandosi perlomeno una casa e un pasto caldo - di vivere dignitosamente.
A quando, mi chiedo, le prime roulotte da contendere ai "rom", ai bordi delle città?
E allora mi sorgono dei dubbi. Sempre più numerosi, sempre più corrosivi. Staranno (loro: i politici, gli economisti, l'attuale classe dirigente) facendo le scelte giuste?
I politici che li hanno preceduti hanno perseguito tenacemente l'introduzione dell'euro, accompagnandola con grandi promesse e con conseguenti grandi speranze. Stabilità dei prezzi e sviluppo, il binomio inscindibile da conquistare. Con accortezza, lo sappiamo, un colpetto all'acceleratore e uno al freno, ma la locomotiva europea ci avrebbe portati lontano...
E qui sono cominciati i guai: prevalsa la tesi dei tedeschi (memori della svalutazione che aveva seppellito sotto una montagna di marchi, ridotti a carta straccia, la Repubblica di Weimar e la democrazia, aprendo la strada a Hitler) di privilegiare la difesa del potere d'acquisto della moneta, venne istituita una Banca centrale europea, apparentemente potente ma minata nel suo operato dalla mancanza di coesione politica degli Stati membri.
Gli speculatori sanno che la Federal Reserve o la Banca d'Inghilterra potrebbero stampare moneta per bloccare una speculazione in atto contro il dollaro o la sterlina... La Bce no!, non può farlo. 
Pestereste i piedi a un Paese dotato di testate nucleari? Probabilmente no, pur sapendo che difficilmente potrebbero essere usate, per una lunga serie di evidenti motivi.
Quindi sul Debito dei Paesi meno virtuosi si specula ( è il mestiere degli speculatori) salgono gli spread, calano le quotazioni in borsa, l'esigenza di "fare cassa" prevale su ogni altra motivazione, i consumatori impoveriti deprimono, non comprando, i consumi, le aziende chiudono e/o delocalizzano (è il mestiere degli imprenditori guadagnare comprimendo i costi), la disoccupazione aumenta...
Diventa difficile centrare l'obiettivo dello sviluppo. Senza sviluppo non si riduce la disoccupazione... e l'equità, con un giovane su due che non trova lavoro, è una promessa. Vana.
E se si volesse approfittare della situazione per, ampliando il divario sociale, redistribuendo a favore dei più abbienti, la ricchezza? Niente di più facile.
E allora? Drizzare le orecchie, fare attenzione, tanta, ed essere un po' folli. 
Forse un po' più di un po'...
Buon Natale a tutti!

domenica 11 dicembre 2011

Landini e gli uomini rotti

Maurizio Landini, ospite ieri sera di Fabio Fazio  a 'Che tempo che fa', è un fiume in piena: teso, pallido, cerca di sfruttare al meglio quei pochi minuti di esposizione televisiva che gli vengono concessi per far passare soprattutto un messaggio, quello che più gli sta a cuore, quello che ritene fondamentale... Altro che esperti che conciliano, calibrandoli, sviluppo, equità e politica di bilancio!

Quello in carica, lungi dall'essere un governo tecnico, sta facendo e ha fatto scelte squisitamente politiche, improntate saldamente al principio che la crisi, nel segno della continuità, debba essere pagata quasi esclusivamente dalla classe media e medio bassa. Landini lo sa (lo ha capito e temuto fin dall'inizio), lui, che al vertice della Fiom percepisce poco più di duemila euro di stipendio al mese e dirige un sindacato che si mantiene con i contributi dei lavoratori metalmeccanici: quei lavoratori sui quali la Fiat ha scaricato - in buona parte - la responsabilità della crisi che la travaglia.
"Beco e bastona' " avrebbe detto mia nonna che, quanto a sintesi, non aveva rivali.

La Fiat è in crisi perché non fa investimenti, perché non c'è innovazione né di prodotto, né di tecniche di vendita. La Fiat non ha più voglia di produrre in Italia perché produrre altrove le costa meno, le permette di ottenere finanziamenti che in Italia non potrebbe (più) avere. Questi  sono i problemi veri che andrebbero affrontati, ma risulta molto più facile tagliare il costo del lavoro, tout court, non indicizzare gli  stipendi, ingabbiare alle catene di montaggio - ancora per anni   - quelli che Landini ha chiamato 'uomini rotti', usando parole che non mi fanno piangere - come farebbe qualche ministro di buon cuore - ma mi impietriscono dentro.Me li vedo questi uomini, inquartati dagli anni, stanchi, mortalmente stanchi, che non possono caricarsi sulle spalle altri sacrifici... sono muli che hanno fatto solo questo, ogni giorno, per venti, trenta o quarant'anni...
Tanto varrebbe ammazzarli, sarebbe più misericordioso, ma sarebbe decisamente ingiusto.

Marchionne si diverte a svegliarsi all'alba al suono degli uccelli e a sciropparsi 18 ore al giorno di lavoro? C...i suoi, ognuno si diverte come vuole. Ma imporre a un intero Paese questi ritmi, tagliando, in aggiunta, stipendi e salari, motivando tali scelte frettolosissime con l'urgenza dettata dai comportamenti dei mercati finanziari, attuando una politica distributiva del reddito iniqua, relegando in soffitta libertà sindacali che sono state pagate a caro, carissimo, prezzo da chi ci ha preceduto...

Eh no!, Landini non ci sta, ha negli occhi e nel cuore quegli uomini rotti, lo loro disperazione spesso muta, la loro rabbia impotente... Sono uomini che vede tutti i giorni, con i quali parla, ai quali può promettere soltanto che continuerà a lottare: per un Paese che non è così povero come vogliono farci credere. E' soprattutto ingiusto, sempre più insopportabilmente e intollerabilmente ingiusto!

sabato 10 dicembre 2011

Storia di nebbie e acquitrini (Puntata n°13 - Parte seconda)

Gualtiero superò anche la morte di Primo, accantonò i rimorsi, trovò una giustificazione per ciò che aveva fatto e saltò decisamente quel confine che ancora, incerto, gli aveva impedito fino a quel momento, pur facendo ciò che aveva fatto, di sentirsi soddisfatto. Con Primo seppellì anche la sua ambiguità che, in fondo, nasceva più dalla paura di perdere la moglie che dal timore di comportarsi in modo non corretto. Rendersi conto che Marilena non se ne sarebbe andata, che si sarebbe limitata a indirizzargli qualche frase sferzante, gli aveva dato un senso  di sicurezza, l'aveva fatto sentire padrone della situazione. Aveva scoperto, con sorpresa  ma non senza una sottile sotterranea soddisfazione, che poteva incutere timore negli altri, lui, il modesto contadino della Bassa, lui che era cresciuto togliendosi il berretto davanti a tutti, senza saper trovare le parole per difendersi, sentendosi sempre fuori luogo o fuori posto. Poteva dire di averne fatta di strada, poteva misurare il cammino fatto da quelle occhiate che lo seguivano servili quando si faceva largo tra la folla nei giorni festivi: la bella moglie al fianco, impellicciata, gli stivali lucidi che gli davano un'aria marziale, lo sguardo che ora si era fatto abitualmente freddo e indagatore. Aveva capito da che parte stare; senza tanti studi, senza tante belle parole aveva saputo fiutare il vento giusto... Ora anche Desmo sarebbe stato fiero di lui, e con una delle sue risate contagiose gli avrebbe detto: "Bravo Gualtiero, bravo! Ora sei proprio un fascista perfetto!"
Come lui, Mussolini fremeva, smanioso di ulteriori spazi da conquistare... l'Abissinia aspettava solo di essere colta, come una mela matura alla fine dell'estate. L'Africa, un continente da scoprire, nuove terre da arare, coltivare... No, no, il suo posto non era tra i contadini, il suo posto era in città a snidare gli antifascisti, sciame fastidioso che come zanzare estive punzecchiava Mussolini, lo infastidiva, ne minava la credibilità...
Il ronzio degli impianti in azione, il fumo della fabbrica, l'odore aspro della polvere, tutto lo riconciliava con la vita - pensò Gualtiero seguendo con lo sguardo il dondolio dei fianchi della segretaria.
Lei si voltò, quasi avesse sentito sulla pelle quello sguardo e, arrossendo, gli chiese: "Ha ancora bisogno di me?".
Lui si alzò. Lentamente, fissandola, si avvicinò senza risponderle. Quando allungò le mani per afferrarla, ebbe la sensazione di stringere tra le dita una coniglietta terrorizzata. Tiepida, calda. Affondò nel rosso dei suoi capelli e chiuse gli occhi. 
Qualcuno bussò alla porta dell'ufficio, un battere di nocche insistente.

(continua... )

venerdì 9 dicembre 2011

Privilegi della Corona?

L'Inghilterra non ha adottato l'euro al posto della sterlina.
Libera di farlo.
L'Inghilterra, però, ha una partecipazione (pari al 16%), più alta di quella italiana, nel capitale della Bce.
Sta, quindi, con un piede dentro e l'altro fuori all'interno della Unione europea.
Molto comodo, ma poco corretto per un Paese che ha fatto scuola in tema di democrazia, che altro non è (la democrazia, in estrema sintesi) se non imposizione di regole, da parte della maggioranza, e rispetto delle stesse, da parte di tutti.
Il governo inglese invece sceglie: a seconda della propria convenienza... diversamente da tutti gli altri Paesi membri.
Privilegi della Corona?

mercoledì 7 dicembre 2011

Chi tutela i diversamente poveri?

             Ma cosa vi aspettavate facesse Mario Monti? Robin Hood? L'uomo che ruba ai ricchi per dare ai poveri? E' stato chiamato a "fare cassa". Presto, il più velocemente possibile, e questo è quello che ha fatto.
Lui, Monti, e la sua schiera di "professori"ci hanno fatto dono di uno stile, di una misura, di un'eleganza al potere di cui avevamo perso il ricordo. Certamente,  ma questo è e rimane l'aspetto formale della manovra. L'aspetto sostanziale è prendere ai tanti poveracci e nulla (o quasi) ai ricchi.
Perché questi pochi, pur girando in Ferrari, abitando in ville faraoniche, spendendo denaro a fiumi... sono invisibili. Ci sono, ma loro e i loro patrimoni sono protetti da schiere di avvocati, commercialisti, creatori d'immagine, giornalisti e via discorrendo. Il loro rappresentante (e difensore) era ed è Berlusconi.
Poi c'è la massa dei "non ricchi" o- come si direbbe oggi - dei "diversamente poveri". Non protetti da nessuno, se non da un sindacato, troppo spesso litigioso e diviso, visibilissimi con le loro casette, spesso gravate da mutui, i loro stipendi, salari e pensioni versati al netto delle imposte e ai quali si può attingere con la leggerezza con cui si staccherebbe una mela matura dal ramo di un albero che sporgesse, invitante, dalla recinzione di una villa.
       Condita anche dalle lacrime (sincere, ma inopportune), di una delle poche "esperte" presenti, è andata in scena la commedia: Italia, giovane e un po' avventata protagonista femminile, dopo molte peripezie, sacrifici, atti di eroismo, verrà salvata dal principe. Non proprio fascinoso, più grigio che azzurro, ma fermo. Preparato, addestrato nelle giuste palestre, pagato per controllare i mercati o scatenarli: ma, comunque, per mantenerli in vita.
Perché questo, signori, è l'Occidente, è il capitalismo, è l'Europa (o l'Ue che dir si voglia ) e questo è il motivo per cui questo governo in carica è il più politico e, forse, uno dei più pericolosi governi che abbiamo avuto.
Una governance di esperti al servizio non della discontinuità dichiarata, ma della continuità.
Più gattopardesco che mai!