domenica 13 dicembre 2009

Ancora blog

Cos'è stato il blog per me, nata in guerra, una giovinezza vissuta strappando a un padre autoritario briciole d'indipendenza che sarebbero diventate autonomia reale e mentale soltanto con la scoperta del femminismo? E' stato un tuffo dove l'acqua è più blu, un tuffo nella libertà. Penso che, qualora si coniughi con il rispetto delle regole (altrimenti sarebbe anarchia), la libertà sia la porta d'accesso alla creatività e alla realizzazione degli obiettivi più ambiziosi. Libertà significa spazio da esplorare per verificare, anche attraverso gli errori, ciò che siamo: i nostri limiti e le nostre potenzialità. Premetto che i blog ai quali mi riferisco non hanno una valenza professionale e non nascono con l'intento di far conoscere o pubblicizzare un certo prodotto.

Ho già scritto che quel monitor e quel mouse mi fecero sentire a casa fin dal primo istante e che, dopo aver tanto letto, iniziare a scrivere  fu come dare la stura a un recipiente in ebollizione. Racconti, filastrocche, favole, il romanzo a puntate e, a coronamento del tutto ma ancora non sul blog, l'altro romanzo, quello buttato giù in pochi mesi, inondarono il mio spazio e... cambiarono la mia vita.

Andavo a zonzo per la blogosfera, osservavo, leggevo, confrontavo la mia con altre scritture, cogliendo analogie e diversità. Il blog aveva le sue regole, i suoi tempi e una scrittura che lo caratterizzava, al di là delle singole individualità, per renderlo fruibile al meglio da parte di quei curiosi, veloci, impazienti, supertecnologici e fantasiosi individui che spesso, anche se non sempre, i blogger sono. Quello stile asciutto, incisivo e diretto che privilegiava la sintesi e amava l'ironia era il loro lessico.

C'era non tutto ma di tutto in queste finestre che accendevano lo spazio scuro della blogosfera come le luci dei grattacieli una notte metropolitana. Intuivo un sostrato di speranza, rabbia, sapere, indignazione, curiosità e, soprattutto, voglia di comunicare e desiderio di condivisione dei propri sentimenti, perché il bipede digitale si sentiva, ancora e come sempre, solo, e in quello spazio al quale il pc gli dava accesso cercava il confronto e il conforto di altre voci.

Ricordo l'emozione quando trovai i primi commenti e l'impaccio di lasciarne su altri blog, sempre con il timore di dire delle sciocchezze o di entrare, non invitata, in un club privato. Molti infatti non rispondono ai singoli commenti, altri sembrano privilegiare nel confronto un ristretto gruppo al quale li collega un intreccio di link che raramente si allarga a sconosciuti.

Frequentando la blogosfera ho cominciato a coglierne anche le chiusure, i paletti e i divieti d'accesso che, forse perché sono diventata un po' più esperta, mi sembrano - come l'aggressività becera con cui si esprime il proprio dissenso - in netto aumento. Arriva in Rete l'eco disturbante dell'involgarimento del Paese? Credo sia inevitabile anche se non auspicabile e purtroppo non è l'unico pericolo. Se, come credo, la Rete avrà un ruolo importante nell'informazione, perché la Rete è informazione, "qualcuno" tenterà di controllarla e imbavagliarla, altri di sfruttarla e usarla a proprio beneficio.

Non occorre possedere antenne troppo sensibili per cogliere le manovre in atto che lasciano già intravedere il volto di nuovi poteri, che si stanno sviluppando su appartenenze intorno alle quali si coagulano intressi comuni che hanno il solito stantio puzzo di denaro.
Per questo ben vengano i cani sciolti, un po' rumorosi, qualche volta fastidiosi, che al potere hanno preferito la libertà e che nel blog hanno trovato ciò che cercavano. Una cuccia? Confortevole e soprattutto calda? Ben altro, direi, ben altro.
(continua...)

Vi invito a gettare un occhio sul blog di Marco Freccero e su Eretici digitali che a me hanno insegnato molto.