lunedì 20 giugno 2011

Storia di nebbie e acquitrini (puntata n°9)

       Gualtiero non avrebbe più dimenticato quel giorno d'agosto... e quel dubbio su quanto aveva visto, intravvisto?, attraverso quella coltre d'acqua che cadeva dal cielo, abbattendosi sui campi dove le spighe, ormai mature, crollavano a terra falciate da quella tempesta d'acqua che sembrava non avesse fine. Era arrivata la Guardia Regia; c'erano stati interrogatori, arresti. Alcuni erano riusciti a fuggire, tra loro anche Ninetto. Il Lambertini e Desmo si erano proclamati innocenti, affermando il primo di aver appoggiato il fucile - che era abituato a portare con sé, a tracolla, solo per sparare ai cani randagi o a qualche fagiano sorpreso nei campi -  accanto al calesse, e il secondo spergiurando di non averlo, quel maledetto fucile, nemmeno visto. Le donne, spaventate da quanto era successo e intimorite dai gendarmi, avevano dato versioni confuse, contrastanti.
Rosina, la madre di Decimo, era quasi impazzita dal dolore: il ragazzino, l'ultimo dei suoi dieci figli, il più piccolo della fattoria, pulcino goffo tra galletti, era stato sepolto sotto una semplice croce di legno, poiché - come aveva detto il padre - "Era ai vivi, ed erano tanti, che si doveva pensare". Ma la madre di Decimo non era riuscita  a darsi pace per quella sua creatura che non c'era più, e ogni mattina passava al cimitero, lo scialle nero sulla testa, una preghiera sulle labbra e un dono stretto tra le dita: una chiocciola vuota di lumaca, un fiordaliso, un quadrifoglio o un sassolino di fiume.
In quello sguardo disperato, che si posava sospettoso su chiunque le stesse di fronte, affiorava ora, accanto alla disperazione, anche un ostinato bisogno di giustizia,  perché se non aveva più un figlio da amare avrebbe dovuto avere almeno il suo assassino da odiare.
Com'era prevedibile, il raccolto era andato quasi del tutto perduto, ad alcune vacche era venuta la mastite e anche il vino aveva fatto la sua parte, risultando acidulo e così aspro da farlo sputare anche ai bevitori più incalliti.
Era seguito un anno terribile per i contadini della Bassa, e non soltanto per loro; anche nelle città la vita si era fatta difficile, con tutti quegli uomini tornati dal fronte, senza più lavoro, costretti, gli operai come i braccianti agricoli, ad accettare paghe da fame. Un'ondata di scioperi si era abbattuta sul Paese: la piccola borghesia, i ceti industriali e agrari avevano tremato, ma anche tramato... E Mussolini aveva riunito intorno a sé uomini decisi a ristabilire l'ordine, a contenere la protesta. Desmo aveva aderito con entusiasmo al fascismo, entrando prima a far parte dei Fasci Italiani di Combattimento e iscrivendosi, poco dopo, al Partito Nazionale Fascista.
E Gualtiero, dietro, anche se non sempre del tutto convinto.
(continua... )

http://falilulela.blogspot.com/2011/06/storia-di-nebbie-e-acquitrini-puntata_17.html