martedì 28 giugno 2011

Storia di nebbie e acquitrini (puntata n°15)

E così dal vecchio baule era uscito quell'abito di chiffon di seta: azzurro o grigio? L'aveva indossato, mentre dalla bocca della Rosina usciva un incontenibile "oh" di meraviglia...  Poi , le forbici tra i denti come un pirata il coltello, l'aveva accorciato, ripreso sui fianchi, imbastito e cucito. La sera della festa aveva completato l'opera, acconciandole i capelli con una crocchia molle, quasi sfatta, in modo da dare al suo viso quel contorno fulvo capace di valorizzarne l'incarnato pallido, quasi opalescente, come una decisa pennellata di colore. Poi, la Rosina era rimasta lì a rimirarsela per qualche minuto... Il rimpianto per ciò che non aveva, e non avrebbe più potuto avere, che affiorava nello sguardo, prima di smarrirsi nel reticolo di rughe che le ingabbiavano gli occhi.
Lei, Marilena, nulla aveva né avrebbe più dimenticato di quella sera: la musica, gli sguardi degli uomini che le scivolavano addosso, Desmo che faceva il galante, il Lambertini che l'aveva invitata a ballare, stringendola troppo; e lei che si era irrigidita, a disagio, mentre lui le sussurrava: "Siete bellissima questa sera, la più bella della festa... Una regina, la mia regina". E... Gualtiero, quel ragazzo sconosciuto, seduto accanto a Desmo, in silenzio, lo sguardo che non la lasciava ammirato, incantato, quasi soggiogato... Quando il disagio per le parole e il corpo del Lambertini stretto al suo era affiorato sul suo volto, Gualtiero si era alzato, infilandosi lento e calmo nella calca delle coppie che affollavano la pista da ballo, e aveva dato un colpetto sulla spalla al suo inopportuno cavaliere; poi l'aveva presa tra le braccia, con una delicatezza impensabile in quel pezzo d'uomo. Il Lambertini aveva mugugnato tra i denti una protesta, ma la stretta della mano di Gualtiero sulla sua spalla lo aveva fatto desistere, mentre una smorfia di dolore, rabbia e delusione gli si disegnava sul volto  puntuto che l'eccitazione e il calore del locale avevano reso, contrariamente al suo colorito abituale, quasi paonazzo.
"Grazie... " lei gli aveva sussurrato e lui aveva risposto con un sorriso, guidandola sicuro nella danza, tra le coppie che vorticavano intorno a loro. Avevano ballato insieme tutta la sera, ignorando le chiacchiere di Desmo che, ubriaco, brindava a Mussolini, al fascismo, al luminoso futuro che il Paese avrebbe avuto... lanciando oblique occhiate d'invidia a Gualtiero.
 "Vogliamo fare due passi? Fa troppo caldo qui e il fiume è bellissimo in notti come questa, illuminato dalla luna... " le aveva proposto e lei l'aveva seguito, sicura, fidandosi di lui, già decisa ad affidarsi alla sicurezza che quelle  larghe spalle da contadino le promettevano: stanca di solitudine, di bambini non suoi, di desideri solo immaginati e mai vissuti come quelli che aveva intuito in Rosina, in quella sua pelle incartapecorita di donna che mai mano di uomo aveva accarezzato o desiderato.
(continua.... )
http://falilulela.blogspot.com/2011/06/storia-di-nebbie-e-acquitrini-puntata_26.html

Visione del tutto personale della scrittura, nulla di accademico:
http://falilulela.blogspot.com/2010/09/bella-la-vita-dello-scrittore.html