domenica 10 novembre 2013

E ancora....


Colava gerani il terrazzo,
rossi come sangue,
e rondini
il cielo

Girasoli di luce
sbocciavano
nella notte.

Sfinita
mi addormentavo
sulla tua spalla.

La vita
era allora,
e ancora,
arcobaleno di colori.

Pensieri sparsi...

Fatta su, quasi rattrappita, osservo il mondo da questo fazzoletto di terra emiliana che le colline, quasi un brivido avesse increspato il terreno, movimentano dolcemente. Piove, è novembre; non piovesse l'aria sarebbe comunque impregnata di umidità sotto questo cielo grigio perla che le rondini hanno appena abbandonato. Non capisco o, forse, non voglio capire. Dentro, un terremoto ha cambiato la geografia dei luoghi: c'è ancora tutto, ma confuso, spaiato. Forse lo è sempre stato? Rifiuto l'aggressione dei ricordi, non mi fido. Nemmeno di loro. Si scelgono ad arte i ricordi: per falsare la storia: soprattutto la nostra. La fatica non la ricordo mai e quella solitudine, che ancora oggi mi ostino a chiamare libertà nonostante i suoi fantasmi, quei desideri insoddisfatti  e le speranze che avevano già allora il sapore amaro dell'illusione, è diventata da tempo una costante e, proprio per questo motivo, non pesa. Le donne conoscono l'ingiustizia più degli uomini perché, ancora lontane dall'eguaglianza, sono  immerse nel terreno paludoso della diversità che ancora significa inferiorità... spesso ai loro stessi occhi. Purtroppo.