martedì 15 giugno 2010

Il coraggio è impudico e quasi sconveniente

Il coraggio non va più di moda! E rende chi lo possiede una persona fastidiosa,  per non dire volgare o addirittura impudica. Ben più sconveniente di una coscia nuda e di  un fondo schiena sculettante che - almeno - scatenano sani e normali desideri. Eh sì, il coraggio quello autentico - ben diverso dall'eroismo, suo parente stretto, fiammata che accende e distrugge, spirito kamikaze di persona votata alla morte -  è vita: è voglia di vita migliore non  soltanto per sé, egoisticamente, ma anche per parenti, amici, compagni di strada e di scuola, cittadini e... chi ne ha, più ne metta. Il coraggio è compagnone: cerca affetto, vuole coinvolgere. Crede nella solidarietà, nella condivisione dei valori che si porta dentro e che, senza tentennamenti, ritiene giusti perché attengono all'etica, non alla morale.
E' semplice e lineare, diretto nell'approccio, incapace di dosarsi - un tantino di coraggio qui e una spruzzata lì, appena un soffio, tanto per farne sentire il profumo. Si stupisce davanti alla vigliaccheria che non conosce e osserva stranito, come farebbe con un marziano capitato per caso sulla Terra.
Fa paura (il coraggio), è terrorizzante e impossibile da ignorare: il suo guizzo che lampeggia spicca come una lingua di fuoco accesa nella notte. Isolata. Come una donna troppo bella  e da tutti desiderata,  un invisibile immaginario confine, un cerchio, sempre lo racchiude, senza proteggerlo ma solo isolandolo.
Non c'è bancone di negozio che lo esponga,  non c'è cartellino del prezzo che ne renda possibile l'acquisto, né percossa, né bastone, né parola, né minaccia che possano spaventarlo.
Per farlo tacere c'è solo la lupara, o la dinamite o il tritolo.
Ma  io so che una traccia comunque rimane, una bava nel vento, una voce  che sembra uno stormire di fronde. Qualcuno la raccoglie: non si uccide il coraggi, solo chi lo possiede.
E questo mi consola, mi pacifica... un poco, ma anche mi addolora - tanto -  mentre ripongo "La parola contro la camorra" nella mia libreria, allungo una carezza, e me ne vado via.