martedì 11 novembre 2008

La scrittura è una malia...

Eccomi di nuovo a fare i conti con la scrittura. E' da qualche giorno che l'ho abbandonata, lasciata lì derelitta e sola in un angolo. Come un figlio, amato troppo e quindi male, la osservo di sfuggita, di soppiatto, ne prendo le misure. Né con lei, né senza di lei...
Mi accorgo che è una dipendenza, un modo di essere, una scelta di vita. Incapace di sottrarmi alla malia delle parole, a quel richiamo di sirene omeriche che cantano accompagnate dal suono delle onde o della risacca, io ne faccio catene che m'imprigionano o ali che mi fanno volare.
Con le parole scivolo in altre vite, mi calo in personaggi sconosciuti, ne mimo i sentimenti, sfuggo agli schemi di una vita sola e una sola vita che, a volte, mi sembra modellata da altre mani, animata da altri ideali, ingabbiata in regole che mi sono estranee.
Senza parole sarei un gatto che modula suoni fissandomi con occhi di tigre, grandi e immoti come laghi senza brezza, sarei un cane, espressivo ma muto, sarei un uccello, canterino ma ripetitivo...
Con le parole sono una donna che riflette, una ragazza che ride, una vecchia stanca che impreca,
una madre immemore e una moglie astiosa. Sono mare e marea, vento e tempesta, acqua e fuoco nelle sere di novembre che annunciano l'inverno, qui tra le brume della pianura padana, dove gli elfi e le streghe danzano nelle notti di luna piena...