mercoledì 2 settembre 2009

Cambiamento

Leggeva sul monitor e il sudore le si gelava addosso.
Malattie neurologiche
Era notte, una notte estiva e, dopo una giornata interminabile sotto un sole infernale, finalmente si respirava. Sotto le sue finestre, in quella Milano arrabbiata, morsa dalla crisi economica, ‘la movida’ animava la notte di clacson irritati, drogati lamentosi, coppie allacciate che si baciavano in macchina nella sosta davanti al rosso del semaforo.
Sommario.
Sferragliavano ansimando i tram…
Ululava un’ambulanza.
Sintomatologia: Cristo!,la sua. Senza ombra di dubbio
Alla radio suonavano Mozart: “Eine kleine nach musik”.
Progressiva
Aveva cinquantanove anni: era andata in pensione due anni prima e quella stanchezza tenace - refrattaria a complessi multivitaminici, rimedi omeopatici, riposo e sonno - era, ormai, una costante.
“ Sindrome da nido vuoto, depressione da pensionamento” le dicevano e lei scuoteva la testa spiegando che la depressione le sarebbe venuta se avesse continuato a battagliare, in casa e fuori casa, con adolescenti…
Degenerativa.
Poi era cominciata la rigidità: il suo corpo sottile e scattante si era come ingrippato, aveva cominciato a muoversi come una marionetta manovrata da un puparo distratto: a scatti, ogni movimento uno sforzo. Ortopedico, radiografie non avevano evidenziato nulla. Lei stava sempre peggio. “ E’ la menopausa” aveva detto sua madre.
Incurabile.
Aveva cambiato nome, non più Morbo ma Malattia, a renderla una handicappata. Pardon: una diversamente abile. Si diventa precisi per agganciare il cervello a qualcosa, qualsiasi cosa
allontani quelle parole scarne che cadono addosso come macigni.
La musica continuava, la movida anche, il tram frenava cigolando.
Lei, spento il computer, si lasciava alle spalle una vita normale.
Per sempre.
Il cambiamento entrava prepotente nella sua vita, quella sera, tracciando un ipotetico confine tra il prima e il dopo.


Nella notte estiva il verso di una civetta spezza il silenzio, fari gialli d’automobili animano a tratti la parete alle sue spalle.
Alla radio musica di Mozart: “Eine kleine nach musik”.
Ricorda quella sera e non soltanto quando sente "Una notte senza musica".
Il monitor del pc le rimanda immagini in rapida sequenza. Scrive, da quando si è ammalata scrive, come se la malattia avesse infranto il muro, il confine che la separava dalla scrittura.
Un romanzo: Confine immaginario.
Sorride. Sorride anche se ha paura.
Ancora e, nonostante tutto, sorride.