venerdì 18 aprile 2014

Il dottor Emme

Chiamerò il mio medico di base «dottor Emme» poiché io mi rivolgo a lui chiamandolo dottore.
Lui mi chiama Laura.
Quando ho un problema di salute (e ne ho tanti) è la prima persona alla quale mi rivolgo. Lui minimizza, non mi visita. Mai. Mi prescrive un farmaco per eliminare la sintomatologia dolorosa e mi congeda con un "Fammi sapere". L'ultimo problema è costituito da un persistente, invalidante dolore alla schiena. E iniziato sei mesi fa... Ho utilizzato cerotti, ultrasuoni, ginnastica,  massaggi, iniezioni... Nulla, il dolore è sempre lo stesso. Non cammino quasi più perché, tra le varie patologie che mi assediano, c'è anche il Parkinson. Torno dal dottor Emme e gli faccio sapere…
Suggerisco una visita specialistica dalla fisiatra che mi segue da anni. I tempi d'attesa sono lunghi. Troppo lunghi, mesi. Pago la visita e ottengo un appuntamento per la settimana successiva.
La dottoressa «Bi» è simpaticissima; mi chiama Laura anche lei e mi dà del Tu, ma l'abbraccio in cui mi avvolge appena mi vede, le risate che facciamo, la confidenza con la quale tratta il mio corpicino malridotto, sono giustificati dalla nostra lunga conoscenza e dalla condivisione di una storia difficile. (Fu lei a nutrire i primi sospetti che i miei disturbi non fossero «paturnie da menopausa», ma qualcosa di ben più grave…)
Mi palpa, mi tasta, tende le mie gambe irrigidite… Rilegge, pensosa, la documentazione che le ho portato (Moc e via discorrendo), poi redige la lettera per il dottor Emme. Mi fa pure un'iniezione per il dolore e mi suggerisce un farmaco contro gli spasmi che mi attanagliano da mesi le dita dei piedi.
Esco dal suo studio con qualche dolore in meno e un abbozzo di speranza… Chissà che quel farmaco, miracoloso per gli asini, non faccia riprendere la marcia anche alla sottoscritta? Ma se così fosse, perché nessuno me l'ha mai suggerito?
Il giorno dopo vado dal dottor Emme. E' di cattivo umore… Sarà l'ernia jatale da cui è affetto?
Ne soffro anch'io, so che è molto noiosa, tanto da averlo indotto a scrivere un avviso sulla bacheca  che spicca nella sala d'attesa in cui comunica ai pazienti che anche i dottori possono essere nervosi… a causa delle loro patologie. L'invito è alla pazienza. Di conseguenza io cerco di essere paziente e… comprensiva.
Sbuffa.
«Non ho capito cosa ha scritto… qui» e gli porgo la lettera della collega.
Compita parole senza senso.
Mi restituisce la lettera e digita sul pc la ricetta per le iniezioni.
«Perché non stampa?» borbotta.
Preme a caso qualche tasto, mugugna infastidito, quindi ottenuta la ricetta mi consegna il malloppo e m'indica la porta.
«E la radiografia?» chiedo.
Mi guarda, seccato.
«Vuoi proprio farla?»
E, senza darmi il tempo di rispondere, aggiunge: «Hai l'osteoporosi, non è curabile! Devi tenertela e… »
«E… ? »
«A proposito, come stai?»
«Male!»
«Cosa ti ho appena detto?» dichiara soddisfatto.
Insisto. Voglio fare la radiografia.
«Almeno s'individuerà con certezza la causa» ribadisco.
«La causa, la causa… Le tue patologie non sono curabili, lo vuoi capire?».
«Progressivs, degenerativa… Anche questa?» borbotto.
«Sì!» decreta. E sbuffa.
Lui!